Diagnosi maschile di disturbo borderline: il fallimento della medicina moderna

Dopo anni di lotta con la depressione, comportamenti impulsivi, problemi nelle relazioni, un’immagine distorta di sé, tentativi frustrati di terapia e terapie farmacologiche inefficaci, David O’Garr si trovò seduto nella sala d’aspetto di una clinica per disturbi dell’umore. Dopo un’attesa di tre ore e una breve consultazione, emerse con una nuova diagnosi: disturbo borderline di personalità e poco altro.

Quando O’Garr iniziò ad informarsi riscontrò una carenza di risorse specifiche per gli uomini e uno stigma intenso legato al disturbo e all’ostilità che lo circondava. La diagnosi lo portò alla perdita del lavoro e a un grande sconvolgimento personale. A proposito scrisse questo: “Mi sentivo perso. Non avevo idea di cosa fosse “DBP” o cosa significasse… Per poi sentirmi dire, da come ho interpretato la mia diagnosi in quel momento, che non ero una persona intera mi sembrava a malapena di essere lì.”

“La lebbra delle diagnosi psichiatriche”

Nonostante la crescente consapevolezza, una cultura della vergogna avvolge ancora la malattia mentale. Sebbene le malattie come la depressione e l’ansia abbiano acquisito una certa simpatia nella società, parole come “schizoide” e “bipolare” evocano ancora immagini di minacce e incomprensibili. Il disturbo borderline della personalità ha la sfortuna di mantenere questo stigma anche tra i professionisti della salute mentale.

A volte indicata come “lebbra delle diagnosi psichiatriche”, si dice che i pazienti borderline siano isterici, manipolatori, incurabili e persino pericolosi. Alcuni terapeuti si rifiutano a priori di trattarli. Gli uomini con disturbo di personalità borderline sono quelli che pescano il bastoncino più corto; non solo sono in un gruppo di pazienti altamente stigmatizzato, ma fanno tutti in modo di farli sentire some se fossero gli unici. Sebbene sia ora noto che ci sono tanti uomini borderline quante sono le donne, fino a poco tempo fa, nei libri era riportato un rapporto di 3: 1 tra donne e uomini nel disturbo borderline.

Quando O’Garr ha cercato una comunità, la sua principale fonte di supporto era Twitter ed è stato proprio grazie al social che ha scoperto che c’erano altri come lui e questo ha fatto la differenza nel percorso verso la guarigione. Alla domanda su quanti altri uomini diagnosticati ha trovato online, si ferma. “Non ho conosciuto molti uomini con disturbo di personalità borderline” dice. “Sono entrato in contatto sopratutto con le donne. Non c’erano molti di noi là fuori.

Nella terra delle donne

Lo psichiatra Pete Miller, 42 anni, co-fondatore di BreakAwayMHE.com, è stato da entrambi i lati della scrivania. Come professionista della salute mentale, ha lavorato e trattato i clienti con DBP ma è anche stato uno di loro. L’esperienza di Miller, sia come terapeuta che come pazientea, gli ha dato un’idea del modello di genere distorto che gira attorno al disturbo borderline.

“Nella mia pratica psicologica, vedo diagnosticato il DBP più spesso nei pazienti di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile”, afferma Miller. “Nella mia esperienza il rapporto è di circa 8 femmine e 2 maschi. Inoltre, quando i maschi frequentano la terapia, tendono ad seguire poche sedute piuttosto che completare il percorso di diagnosi e trattamento”. Miller suggerisce che la prevalenza delle donne in terapia non è necessariamente perché ce ne sono più o che hanno più bisogno aiuto; piuttosto che gli attuali costrutti sociali rendono più difficile per gli uomini chiedere aiuto, e quindi impegnarsi a ottenerlo.

“Essere un uomo con un disturbo come questo può essere molto difficile da ammettere a causa dello stigma ma è anche molto difficile o impossibile trovare il tempo per affrontarlo” afferma Miller. “La maggior parte degli uomini sono preoccupati quasi solo di come trovare lavoro, guadagnarsi da vivere e sostenere la famiglia. Trattare efficacemente il disturbo borderline di personalità può anche implicare informare i membri della famiglia sul modo migliore di interagire con la persona sofferente, richiedendo quindi ancora più tempo, trasparenza e vulnerabilità.”

Miller era anche consapevole dello stigma attorno gli uomini con disturbo borderline di personalità come molestatori, egoisti o incapaci. I forum di familiari di persone con disturbo borderline, a questo propostito, sono pieni di commenti contro bugiardi, imbroglioni e molestatori; una domanda comunemente ripetuta è “sono capaci di amare”? Anche per un professionista della salute mentale, questi tropi culturali possono essere profondamente dannosi. “Onestamente, avevo anche paura di essere considerato come una persona ‘difettosa’ o uno ‘sbagliato’” ammette Miller. Allo stesso modo, se la mia compagna avesse scoperto che avevo seri problemi di salute mentale, che avrebbero richiesto molto lavoro per correggerli, allora forse avrebbe voluto rinunciare a me.”

Un vicolo “clinico” cieco

Il problema con la diagnosi di uomini con disturbo borderline non è solo personale: è clinico. I disturbi della personalità non hanno il vantaggio di un test biologico per il rilevamento. Piuttosto, i pazienti devono soddisfare cinque dei nove criteri delineati dalla bibbia della psichiatria, il DSM V: un senso instabile di sé, relazioni instabili, un’intensa paura dell’abbandono, comportamenti impulsivi, stati d’animo instabili, suicidalità, sentimenti cronici di vuoto, rabbia eccessiva e dissociazione.

In che modo questi si manifestano e come i medici li interpretano è ciò che conta di più. Come O’Garr, Miller ha lottato per anni prima della sua diagnosi. “Ho avuto problemi durante l’infanzia, l’adolescenza e la prima età adulta per quanto riguarda l’ansia, le emozioni e il funzionamento nei rapporti”, riferisce Miller. “In alcuni momenti sono andato da medici e terapeuti per approfondire la cosa ma le indagini erano sempre di breve durata, o perché i medici offrivano suggerimenti e trattamenti per affrontare le apparenti manifestazioni fisiche dei miei problemi o perché non potevo entrare in contatto con chi stavano tentando di consigliarmi.”

I medici, incaricati di identificare la profonda sofferenza mentale in brevi spazi di tempo, sono soggetti alle stesse norme di genere con cui tutti cresciamo. Sfortunatamente per gli uomini, i concetti tradizionali di mascolinità sono spesso incongruenti con la stabilità mentale. Gli studi hanno suggerito che sono più propensi a considerare i disturbi di personalità negli uomini se si interrompe il loro funzionamento sul lavoro, piuttosto che il loro benessere emotivo, il che dà una prognosi infausta per gli uomini che soffrono profondamente, ma in silenzio.

Altri sintomi possono anche essere oscurati dalle nostre nozioni di mascolinità. Gli uomini “virili” bevono molto, più partner sessuali hanno meglio è, lottano con i loro sentimenti, la rabbia e la violenza sono collegate alla loro biologia etc. Gran parte di ciò che è ascrivibile all’essere un “vero” uomo può essere un segnale di un problema serio.

Risorse e trattamento

Mentre la società affronta il modo in cui le norme di genere influenzano negativamente le donne, vi è un crescente riconoscimento del fatto che quel problema va in entrambe le direzioni. Anche se il trattamento per gli uomini sembra ancora in ritardo, sia la medicina che le comunità si stanno mobilitando per riconoscere e aiutare gli uomini con disturbo borderline.

L’organizzazione di Miller, BreakAwayMHE.com, è stata progettata specificamente per coloro che hanno faticato a trovare speranza nella loro diagnosi, o chi – per motivi logistici o psicologici – ha avuto difficoltà ad accedere ai servizi. “Parte del motivo e del design di BreakAwayMHE.com era non solo mantenere l’informazione libera da tutti, ma offrire una via alternativa per le informazioni che devono essere ricevute da persone che normalmente non le riceveranno con mezzi tradizionali. Ha scritto Miller in una e-mail: “Gli uomini (e forse anche altri) potrebbero essere meno propensi a cercare la terapia usando i metodi tradizionali ma ciò nonostante sono alla ricerca di informazioni perché vogliono iniziare ad aiutare se stessi e iniziare un percorso terapeutico”.

Come paziente, O’Garr sostiene che c’è bisogno di una maggiore formazione su come trattare gli uomini con disturbo borderline di personalità, citando un caso in cui un terapeuta sembrava essere intimidito dal modo in cui esprimeva la sua emotività durante la terapia, che può essere un dura per un paziente. “Il fatto è che quando sono emotivo, ‘sento’ tanto”, ha spiegato O’Garr “e percepivo il mio terapeuta allontanarsi da me mentre alzavo la voce. Questo mi ha portato a non essere in grado di aprirmi davvero su ciò di cui avevo bisogno perché sentivo che aveva paura di me. La capisco, dal suo punto di vista c’è un uomo davanti a lei che sta e lei è di struttura minuta ma alla fine sento che mi ha reso un disservizio. Penso che formare meglio i terapeuti e gli assistenti sociali su come lavorare o trattare con uomini in questo tipo migliorerebbe le cose.”

O’Garr, ora 34enne, non soddisfa più i criteri per il disturbo borderline di personalità, e attualmente vive a Hamilton, in Canada, usando il teatro e la scrittura come una forma continua di terapia. Miller invece vive in Alberta con la sua famiglia. La sua organizzazione è in crescita e in espansione dal 2014, attirando utenti in tutto il mondo. Entrambe sono incarnazioni viventi del fatto che la BPD negli uomini è reale e lontana dall’essere un’aberrazione, un difetto di carattere o una condanna a vita.

Traduzione a cura di Emergenza Borderline dell’articolo originale Modern medicine is failing men by diagnosing them with borderline personality disorder

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2 risposte a “Diagnosi maschile di disturbo borderline: il fallimento della medicina moderna”

  1. Avatar Maria
    Maria

    Bellissimo articolo, così vero! Sono la mamma di un ragazzo di 18 anni con diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità, e sperimento quasi ogni giorno l’impreparazione degli operatori davanti a questo disturbo, soprattutto in un maschio. Io e mi marito ci sentiamo molto soli: se c’è qualche genitore di ragazzo che vuole entrare in contatto con noi, per confrontarci e condividere le nostre esperienze, ne saremmo davvero felici. Può scrivere a Federica, che ha in nostri riferimenti. Grazie di cuore!

    1. Avatar Redazione
      Redazione

      Ciao Maria, se avete un profilo Facebook contattate anche lì la pagina di Emergenza Borderline. Un saluto