Lo stigma e il disturbo borderline

Ho dovuto lottare anni per ottenere la diagnosi di disturbo borderline di personalità e tutti quelli che ho incontrato lungo la strada continuavano a chiedermi perché volevo a tutti i costi “una diagnosi del genere”. Tutti i medici, gli infermieri, gli amici e anche gli sconosciuti mi hanno chiesto se ero consapevole dell’enorme stigma che il DBP si portava dietro, dei giudizi e dei pregiudizi della società e dei media mainstream. Nella mia ricerca per arrivare alla diagnosi, ho imparato molto sul disturbo borderline attraverso gli occhi degli altri e ogni singola parola pronunciata è stata per me orribile ma la cosa più scioccante è stata la conclusione che le persone con DBP sono “manipolative”.

Ho passato mesi a leggere libri e blog, a guardare video di YouTube e a parlare con le persone nella speranza di educarmi sul disturbo. Mi vedevo in quasi tutti i sintomi, mi sentivo una “classica, tipica borderline”. Alcuni libri e siti web erano compassionevoli, rassicuranti e validanti, ma la maggior parte mi faceva sentire come se fossi un super cattivo e che dovevo essere evitata o persino esiliata per la mia… personalità.

Quando alla fine ho ottenuto la diagnosi, dopo che un’intera équipe aveva visto una delle mie crisi di persona e dopo il mio secondo tentativo di suicidio nel giro di poche settimane, ero completamente pronta a ricevere la diagnosi con un molto-poco-educato “fottiti!”.

Per mesi e mesi, le infermiere sono venute a casa mia e guardando la mia storia si sono fatte la loro idea su di me in un istante. All’improvviso, non ero Autumn, la trentunenne con problemi di salute mentale. Ero… Autumn, una donna di 31 anni che si comporta da bambina per ottenere ciò che vuole. Autumn un peso per tutti quelli che la circondano. Autumn, manipolativa e ingannevole. Autumn, che potrebbe non essere effettivamente una suicida, ma una che usa il tentato suicidio come pretesto perché sa che le otterrà l’aiuto di cui pensa di aver bisogno.

Mi sono convinta del fatto che i miei comportamenti fossero davvero manipolativi o che fossero un tentativo di ricerca di attenzione, e ho smesso di leggere libri su disturbo borderline perché quasi tutti mi dipingevano come una che doveva essere evitata. La mia autostima è crollata a un livello ancora più basso di quanto pensavo possibile, tanto che ho persino iniziato a comprare libri per il mio partner su “come convivere con un borderline”. Naturalmente,lui  era disgustato da questi libri e li ha gettati dritto nella spazzatura, capendo perfettamente quanto questi libri fossero offensivi e dannosi per chiunque fosse affetto da DBP.

Una notte a casa di un amico, mi sono imbattuta in un sito web per uomini che “stavano guarendo” dai danni causati dalle loro relazioni con “donne borderline” e tutti ridevamo e scherzavamo su quanto fosse ridicolo. Poi abbiamo trovato un articolo chiamato “Come addestrare la tua borderline” e ancora una volta, abbiamo riso e scherzato per l’assurdità di un post del genere. Mesi dopo però, guardo ancora quell’articolo e non posso fare a meno di pensare: è così che il mondo ci vede davvero?

Non volevo essere diagnosticata per nessun altro motivo se non quello di volere un trattamento mirato. Dopo anni e anni in cui il mio medico mi ha mandato via perché non sapeva come affrontare una persona in crisi, volevo finalmente essere compresa dal personale medico. Invece quello che ho ottenuto è stato un “one size fits all label” (traducibile in italiano più o meno come ‘una taglia unica’) che mi ha etichettato come inaffidabile, aggressiva e manipolativa. Non potei fare a meno di notare che, dal giorno della diagnosi, le infermiere non erano più state mandate a casa da sole ma in gruppi di due. So di avere una mente particolarmente paranoica, ma questa decisione mi ha fatto pensare a come non ci si potesse fidare di me. Dalla mia diagnosi, ogni atto di autolesionismo o pensiero suicida sono stati derubricati come grida di aiuto o semplici sintomi del mio disturbo.

Ho passato anni a chiedere ai medici cosa c’era di sbagliato in me, perché ero così emotiva, perché la mia mente pensava immediatamente al suicidio se qualcosa di anche leggermente stressante era accaduta nella mia vita. Quando ero stanco di cercare risposte su di me, mi sono rivolto ad altre persone che credevo potessero “salvarmi”. Ero in una serie di rapporti instabili e violenti perché avevo bisogno di sentirmi amata, nonostante potessi ricevere violenza e abusi. Mi sono rivolto all’alcol e al gioco d’azzardo. Non mi rendevo conto che tutto ciò a cui mi rivolgevo era in realtà un sintomo del disturbo. Ho combattuto per anni per ottenere questa diagnosi in modo da poter accedere al trattamento giusto e ai farmaci mirati e mentre le medicine sono cambiate per adattarsi al disturbo, il trattamento che ho ricevuto dai professionisti medici mi ha fatto sentire più spezzata e più abbandonata che mai.

Riconosco che il disturbo borderline di personalità è uno dei disturbi più difficili da trattare per una serie di motivi. Tendiamo a impegnarci in relazioni veloci e fugaci che siano romantiche, terapeutiche o di amicizia. Potremmo sperimentare il pensiero “in bianco e nero”, il che significa che “riversiamo” il malessere sulle persone molto facilmente, mettendole in una scatola mentale etichettandoli come “buoni” o “cattivi”. Nel peggiore dei casi, possiamo “testare” le persone per vedere se ci abbandoneranno. Senza nemmeno riconoscerlo cerchiamo persone ogni giorno perché sono siamo spaventati all’idea che ci lascino. La mia terapeuta precedente ha interrotto le nostre sedute perché le ho detto che ero una suicida, a cui lei ha risposto: “Non sprecherò il mio tempo a trattare qualcuno che non vuole essere qui”.

Capisco perché la mia diagnosi mi renda un caso più difficile da trattare ma non merito lo stesso trattamento, lo stesso livello di compassione e comprensione di qualsiasi altra persona con una malattia mentale? Ci sono molti terapeuti là fuori che rifiutano categoricamente di trattare le persone con DBP perché siamo considerati manipolatori, persone che ti svuotano mentalmente. Nessuna delle mie azioni è manipolativa per scelta e tutto ciò che ho detto o fatto è causata dalla paura incontrollabile dell’abbandono o della disperazione. Anche io non intendo essere così emotiva o prosciugante, anche se vedo chiaramente che è così che sono percepita. E credimi, per quanto tu possa odiarmi, posso assicurarti che mi odio più di quanto tu possa immaginare. Mi sento già come il naufrago della società e la più indegna e insopportabile delle persone. Quindi, quando ti dedichi alla professione di psicologo, cerca di essere consapevole che non tutti i tuoi pazienti saranno un “caso rapido”.

Hai scelto questo campo perché vuoi aiutare le persone. Questo dovrebbe significare tutti noi. Se siamo in terapia è perché vogliamo essere aiutati, quindi ti preghiamo di concederci questa possibilità.

Articolo di Autumn Aurelia, puoi seguirla su Facebook, Twitter e sul suo sito. Libera traduzione di Emergenza Borderline dall’articolo originale The Stigma of Borderline Personality Disorder

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7 risposte a “Lo stigma e il disturbo borderline”

  1. Avatar Il Border combattente
    Il Border combattente

    Borderline è uno stato emotivo in cui il soggetto borderline appunto fatica ad avere un equilibrio emotivo stabile. Ma non è colpa sua. Il Border soffre e spesso non si rende conto della sua sofferenza fino a quando la ‘sua malattia’ non prende il totale sopravvento nella sua vita fino a sconvolgerla. Quando questo accade il BORDERLINE SI RIALZA, capisce che ha un mostro contro cui combattere, SI TOGLIE LA POLVERE DI DOSSO E VA AVANTI. CORAGGIO! ..e non badate a certi discorsi che i borderline sono cattivi e manipolatori..cattivi saranno loro. Noi border siamo forti e determinati nonostante la nostra emotività molto elevata e spesse volte fragile. Ma nella debolezza possiamo trovare la nostra forza.

  2. Avatar gaia
    gaia

    E’ un problema complesso e alla fine, per mia soggettiva opinione, non è detto sia sempre possibile salvare capra e cavoli.
    Partendo da lontano molte correnti psichiatriche preferivano, ma ancora adesso alcuni, non far una diagnosi…cosi ci si trova con persone senza una diagnosi sulla quale poter lavorare, né sulla loro famiglia.
    E’ indubbio che la vita dei bpd sia molto difficile, purtroppo è anche vero che le dinamiche formatesi, più o meno consce, portano frequentemente un forte attaccamento nel partner.
    Diventa però difficile, anche per molti professionisti, calibrare ogni azione alla sensibilità del paziente, un familiare non ha questi strumenti, né un setting appropriato, spesso si viene feriti molto profondamente.

  3. Avatar Redazione
    Redazione

    A cosa ti riferisci?

    1. Avatar luca
      luca

      Pensato la stessa cosa, ho avuto una compagna BPD a cui ho cercato per anni di ridurre il carico (consigliare psicoterapia, farmaci, professionisti), con scarsi risultati; onestamente la mia vita era diventata un inferno e mi ha lasciato cicatrici psicologiche pesanti ed importanti.
      Pare tipico del disturbo la tendenza a ferire l’altro anche se poi è improprio pensare che una persona è il suo disturbo, forse a volte semplicemente si incontrano sul cammino delle cattive persone lasciando stare le etichette.

  4. Avatar dario
    dario

    i danni che provocate sono immensi

    1. Avatar Valentina
      Valentina

      Dario, puoi benissimo scegliere di accostarti a persone che non siano borderline. Mettere la mano sul fuoco e lamentarsi perché scotta è indicibilmente privo di senso e di intelligenza. Ti invito a considerare di sviluppare comprensione per ciò che è altro da te e di fare azioni che creino Valore, invece di offendere esseri umani che soffrono per via di una malattia.

    2. Avatar Guerriera
      Guerriera

      I danni che ci causate voi “normali” sprezzandoci sono altrettanto immensi. Soffriamo già abbastanza ogni giorno, non ci serve anche la vostra gratuita cattiveria. È grazie a persone superficiali come te che preferisco ridurre ai minimi termini le relazioni con altri esseri “umani”. Matura.