Terapia e vita: quando non si riesce a connettere le due cose

 La parola psicoterapia ha un’etimologia davvero bellissima, vuol dire “cura dell’anima”, basterebbe questo a far cambiare idea a molti sul cominciarne o meno una. Siamo abituati ad immaginare delle sedute individuali quando si parla di terapia ma per quanto riguarda il disturbo borderline è probabile che quello di cui si ha bisogno sia un lavoro di équipe. Questo perché spesso la necessità di riempire il vuoto che si sente dentro esplode senza preavviso e per contenerla, regolarla e poi imparare ad accettarla c’è bisogno di sedute di gruppo oltre che singole, di terapia farmacologica a volte e anche di confronto costante tra gli specialisti.
Iniziare un percorso di questo tipo è molto spesso un sollievo, se si incontrano sulla propria strada degli specialisti adeguatamente formati, questa è la via più efficace per imparare a gestire il disturbo e venire fuori da quello che troppo spesso è un incubo.
Detto questo non sarebbe giusto far passare il messaggio che il solo iniziare la terapia significhi che sarà poi tutto in discesa. Le attività proposte sono impegnative, le ore passate in day hospital o in comunità o nel centro sono lunghe e i temi che vengono trattati spesso lasciano senza forze e a fine giornata ci si sente a terra; rientrare nella quotidianità diventa un problema.
Portare quello che è stato appreso in terapia all’esterno è una parte fondamentale del lavoro ma anche, se possibile, la più complessa. Finché a fianco del paziente c’è una figura esterna e autorevole a spiegare e eventualmente indirizzare allora la risposta è positiva ma quando ci si trova soli ad affrontare le paure, l’insicurezza, l’ansia bisogna interiorizzare alcuni meccanismi e poi avere sufficiente fiducia in se stessi per utilizzarli. E’ qui che molti si bloccano.
La risposta della famiglia tende ad essere scoraggiante “ma come va in terapia da tempo, dicono che funziona, ma a casa è sempre la stessa storia” oppure “sembrava stesse meglio ma ieri ha avuto un’altra crisi” o ancora “non cambierà mai”.
Questo tipo di giudizio, per quanto causato da timore, rallenta il processo di miglioramento perché mina la fiducia della persona nelle sue capacità e in quelle di chi lo segue. Sarebbe bene che anche i genitori o più in generale i parenti seguissero dei gruppi specifici per poter comprendere a fondo il disturbo, lasciarli da parte ad aspettare rende l’attesa meno sopportabile e di conseguenza anche in loro si insinuano i dubbi. Per riuscire a superare questa difficoltà ci sono alcuni consigli che potreste considerare di seguire.
Iniziamo dai genitori:
  1. come già detto, cercate dei gruppi per genitori, chiedete all’ospedale di riferimento, al CPS o a NEA BPD, sarà importante per voi parlare con persone preparate ma anche con altri genitori in difficoltà. Se volete c’è anche il nostro gruppo facebookEmergenza Borderline – Parenti, un gruppo di autoaiuto moderato dalle fondatrici di Emergenza Borderline. 
  2. considerate sempre che i vostri figli o comunque i vostri cari diagnosticati borderline soffrono molto in prima persona ogni volta che ritengono di aver fatto un errore e per quanto possano non darlo a vedere si giudicano duramente. Cercate di dare un rinforzo positivo quando li vedete in crisi piuttosto che buttarvi giù.
Proseguiamo con i pazienti:
  1. aver deciso di intraprendere un percorso è una scelta coraggiosa. Prendete forza da questo quando vi sentite più vulnerabili e se ne avete la possibilità parlate apertamente con il vostro tutor o terapeuta del fatto che vi sentite in difficoltà ad utilizzare quello che imparate in seduta quando siete fuori dall’ambiente protetto della terapia.
  2. ci saranno alti e bassi anche nella terapia e possibilmente nel rapporto terapeutico, non giudicate troppo duramente i cambiamenti fanno parte del percorso e sopratutto della vita. Mettetelo in conto e le conseguenze saranno meno fuorvianti emotivamente.
  3. ricordatevi di monitorare le vostre emozioni, se sarete attenti ai segnali che il vostro corpo e la vostra mente vi mandano capirete sempre più rapidamente quando sta per avvicinarsi la disregolazione e arriverete a poter prevedere la crisi.
  4. incanalate la vostra emotività verso qualcosa di creativo può essere scrivere poesie, giardinaggio, la pittura o qualsiasi altra cosa che vi interessi, non importa se sfornare biscotti o fare collage l’importante è che quell’”oggetto” che avrete creato rappresenta voi stessi sul piano concreto e non solo astratto. Potrete portarlo in seduta, tenerlo in camera, regalarlo o chiuderlo in un armadio, vi farà bene.

 


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