Quanto pesa il tuo giudizio

Io giudico, tu giudichi, egli giudica, noi giudichiamo, voi giudicate, essi giudicano. Il giudizio ovvero la capacità individuale di valutare o definire una persona, un fatto, una cosa “non è una semplice constatazione di fatto” quindi oggettiva “ma esprima un’opinione sulle qualità, il valore, il merito”* di quella persona, fatto o cosa.  Si comincia a capire perché il giudizio pesa così tanto e provoca tanto sgomento, dolore e rabbia.
I tipi di giudizio con i quali deve fare i conti ogni giorno una persona con disturbo borderline sono due:
1) Il giudizio dell’altro
Da “come ti sei vestito” a “sei uno svogliato”, da “non esagerare” a “sei un egoista”, da “pensa ai problemi veri” a “vuoi sempre attirare l’attenzione” c’è una lista di appellativi e frasi ricorrenti che ci si sente ripetere ancora, ancora, ancora e che diventano in breve tempo un’abitudine radicata: l’abitudine a sentir parlare di se stessi a quel modo. Questo meccanismo sfiancante provoca tra le altre cose l’inibizione dei neuroni che iniziano a fare sempre maggiore fatica a risolvere i problemi quindi ad elaborare le informazioni. L’individuo costantemente giudicato poi vive in continua ansia e allarme ma tenta strenuamente di ribellarvisi scoppiando di rabbia con chi sente lamentarsi e giudicarlo più frequentemente.
2) Il giudizio verso se stessi
“Sono un fallito”, “chiunque è meglio di me”, “ho sbagliato”, “se fossi più bello mi vorrebbero bene”, “non me lo merito”, “vorrei non essere mai nato”, “faccio schifo” e anche qui proseguire è facile. Il giudizio dell’altro diventa il proprio metro di paragone e come se non bastasse viene anche potenziato! Si innesca una modalità di rinforzo negativo per cui anche l’imprevisto diventa una colpa e tutto si trasforma in un circolo vizioso condito dal rimuginio. In questo caso la ribellione e la rabbia vengono rivolti a se stessi: le emozioni causate dal giudizio sono troppo forti da sopportare e quindi si ricorre a comportamenti disfunzionali.
Solo chi ha ricevuto una diagnosi di disturbo mentale sarà in grado di capire quanto pesa il giudizio che si deve sopportare ogni giorno quando ci si porta già dentro una sofferenza tanto profonda. Quelli che si sentono “sani” – a seconda della loro idea di sanità – difficilmente lo ammetteranno ma hanno uno sguardo molto severo su ciò che di sbagliato vedono nell’altro.
I borderline sono indiscutibilmente un bersaglio facile perché non riescono a trattenere alcuni sfoghi: sono come una diga sempre troppo piena, sull’orlo di scoppiare e allagare la vallata sottostante. Devono liberarsi di un po’ d’acqua per rimanere stabili.
E se tutto questo non fosse abbastanza difficile da gestire c’è anche l’imitazione: chi ascolta l’altro lamentarsi e giudicare lo farà a sua volta rimandando il malessere al mittente! Significa che la madre che urla contro la figlia e poi si sente ri-urlare contro lo rifarà coinvolgendo anche tutto il contesto familiare: padri, fratelli, sorelle che diventeranno sempre più sofferenti.
Come intervenire per interrompere questa spirale di negatività?
1) Ascoltatevi mentre parlate
I giudizi a volte escono dalla bocca senza neppure ce ne rendiamo conto, quando vi ascoltate e vi accorgete di aver detto qualcosa di scortese, di giudicante prendetene mentalmente nota. Sarà sempre più facile riconoscere questo meccanismo e il linguaggio negativo diminuirà sensibilmente. Chiedetevi anche perché provate questa rabbia nei confronti del vostro interlocutore, analizzate un po’ le vostre reazioni emotive, spesso dietro l’aggressività si nasconde la frustrazione e il dispiacere di non saper aiutare una persona cara.
2) Non urlate
Tenere sotto controllo il volume della propria voce aiuta a non esagerare con le parole. Chi aggredisce viene a sua volta aggredito e dà il via ad una gara di strilli nel tentativo di sentire quello che si sta dicendo. Prevaricare l’altro non è dialogo.
3) Sfogate la frustrazione in altri contesti
La frustrazione non va mortificata o soffocata, anzi è proprio questo il modo migliore per scoppiare sempre più spesso e in maniera sempre meno funzionale. Ascoltate il vostro sentire e cercate altre modalità per staccare la spina. Concedersi un momento per riflettere magari passeggiando è molto più produttivo che sfinirsi a forza di confronti. Se farete di queste concessioni a voi stessi un’abitudine riporterete molta più serenità anche in famiglia.
4) Coltivate momenti sereni
Potete condividere momenti di svago oltre alle classiche “confidenze”, la vita è fatta di molto altro oltre il disturbo. Se in principio può risultare innaturale, alla lunga ripristinare il dialogo non urlandosi contro e trovare il tempo per rilassarsi, vi permetterà anche di approcciare l’un l’altro con meno rigidità. Allora perché non trovare un pomeriggio per andare insieme al cinema o leggere un libro? Provare un nuovo ristorante o ascoltare un po’ di musica?
*definizione dal Vocabolario Treccani http://www.treccani.it/vocabolario/giudizio/

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