Come parlare ai figli dei tuoi disturbi mentali

Ansia, depressione e altri problemi di salute mentale di un genitore hanno un profondo effetto sui bambini che potrebbero assorbire l’angoscia del genitore senza rendersene conto. Potrebbero essere spaventati e confusi e pensare di avere loro qualche colpa per il comportamento inspiegato del genitore.
Mentre molti genitori preferirebbero evitare di dire la verità ai propri figli, come psicoanalista e psicoterapeuta, incoraggio i genitori a parlare. E ‘importante per ridurre la confusione e aiutare i bambini a capire la malattia e i suoi sintomi in modo che possano affrontarla meglio.
Questa è una lezione importante per sfatare i miti e diminuire lo stigma applicati a coloro che soffrono di malattie mentali.
Affrontate la questione
Date le statistiche, la malattia mentale è molto reale, ma anche curabile. Basta indicare le cause e sintomi. Spiegare che la depressione e l’ansia sono malattie comuni che spesso si incontrano. Se ve lo chiedono dire loro che non si muore per questi disturbi.
Aiutate i bambini a dare un senso ai cambiamenti che hanno osservato personalmente, e spiegate loro che non vi aspettate che diventino i genitori del loro genitore.
Ad esempio, per quanto riguarda la depressione, potete dire che la malattia rende la persona depressa a volte stanca e un po’ scorbutica e irritabile, ma che questo non ha niente a che vedere con qualcosa che il bambino ha fatto. Sottolineate che il bambino non ne ha la colpa in alcun modo.
Chiedete se hanno delle domande e rispondete brevemente ma onestamente. A meno che non chiedano, non andate troppo in profondità nel fatto che, ad esempio, ha a che fare con il funzionamento del cervello perché possono immaginare una malattia molto più grave.
Tenete conto dell’età e del livello di maturità
Ai bambini di nove-dieci anni o più, tutto questo può aiutare a comprendere l’effetto che il vostro malessere ha su di loro. I più piccoli potrebbero spaventarsi e pensare che non sono al sicuro quindi è importante che scegliate con cura le parole.
Se i vostri figli sono adolescenti, probabilmente avranno già cercato “depressione” su google e potrebbero farvi domande più articolate, per esempio chiedendo degli effetti della serotonina, cosa che a loro potrete spiegare. In effetti potreste anche fare una ricerca insieme su google.
Rassicurateli
A seconda dell’intensità della malattia del genitore potete spiegare, per esempio, che state comunque facendo tutto ciò che è necessario per prepararli [i bambini] per la scuola e continuare la normale routine della vita di tutti i giorni. Lasciate che sappiano che vi state curando per questo problema. Dite ai bambini che la medicina che prendete vi aiuta.
Fate loro sapere che possono anche parlare con un professionista che li aiuterà a capire meglio la depressione e l’ansia e gli effetti che la vostra condizione ha su di loro.
Apprezzate la loro pazienza
Rassicurateli che farete del vostro meglio per evitare che la vostra malattia interferisca con le loro attività quotidiane.
Articolo in lingua originale http://www.huffingtonpost.com/entry/how-to-talk-to-your-kids-about-your-mental-health-issues_us_58a1ff41e4b080bf74f03f0f

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Una risposta a “Come parlare ai figli dei tuoi disturbi mentali”

  1. Avatar Luca Sasdelli

    Posso portare la testimonianza circa mia figlia e mia nipote. Mia figlia ha 32 anni, diagnosticata da quando ne aveva 28, e ha una figlia ora di sette anni. La bimba, fra tutti i familiari, è l’unica apparentemente a non essersi posta il problema del “perché la mamma si comporta così”. La resilienza dei bambini è meravigliosa, e soprattutto la loro mancanza di giudizio aiuta ad accettare chi, per comportamento spesso disfunzionale, nella società viene bollato come “inaffidabile” con grande facilità.
    Quando mia figlia aveva una crisi, la bimba si metteva un poco in disparte, restando sempre in vista, e aspettava in silenzio che passasse la buriana; non le voltava le spalle, non andava a giocare in camera, non cercava rifugio nei presenti, non mostrava né spavento né smarrimento: semplicemente aspettava che la sua mamma tornasse in sé, perché sapeva che ci sarebbe arrivata.
    La bimba conosce la sua mamma come nessun altro, la conosce così da quando è venuta al mondo: sua mamma è fatta così e la accetta pienamente, a volte lasciando emergere un po’ di accudimento inverso, ma ha la massima fiducia in lei, che per la società è “inaffidabile”.
    Questo comportamento mi serve spesso da ispirazione per sapere come fare con mia figlia; siamo troppo frettolosi nello scegliere la via della sfiducia, nel dare comunque qualche giudizio negativo, forse per paura di qualcosa che non comprendiamo. Un bambino ha una visione del mondo molto meno drogata di un adulto e sa cosa realmente è importante nei rapporti interpersonali, perché li vive senza distorsioni.
    Con ciò non dico che per un bambino una situazione simile sia una passeggiata: probabilmente già nella preadolescenza sarà necessario fornire un supporto psicologico, ma non possiamo trascurare la sua capacità di comprendere una condizione particolarmente difficile, basandosi solo sull’amore e sulla fiducia.