Comorbidità: quando il disturbo è più di quello che sembra

 Se un borderline fosse solo su un’isola deserta avrebbe molte meno possibilità di disregolarsi perché il disturbo borderline di personalità è un disturbo delle relazioni. Questo non significa che non soffrirebbe per la solitudine è chiaramente un esempio estremo ma serve a far passare un messaggio importante: la conoscenza del problema da parte del contesto sociale è determinante per il miglioramento delle condizioni del soggetto.
Aumentiamo la difficoltà: il DBP non arriva quasi mai da solo, nella stragrande maggioranza dei casi è possibile diagnosticare qualche altro disturbo in comorbidità. Vale a dire che più di un disturbo convivono nella stessa persona come due coinquilini nello stesso appartamento. È un’ipotesi ansiogena ma saperlo è anche l’unico modo per approcciare questa parentesi di vita nella maniera più efficace.
Tendenzialmente è meglio affrontare un problema per volta quindi per alcuni sarà determinante trattare una dipendenza o un DCA (disturbo del comportamento alimentare) in primis e passare poi ad occuparsi del disturbo borderline, in altri casi invece si comincerà da quest’ultimo per poi provvedere al secondo – come nel caso di un DAG (disturbo d’ansia generalizzata). Sono solo due esempi ma le combinazioni sono infinite e chiunque si appresti a prendere in carico uno di questi pazienti deve averne coscienza.
Tutti i maggiori esperti di DBP concordano nel dire che è un disturbo che va trattato in équipe: perché?
  1. Un paziente con questa diagnosi ha necessità di un intervento strutturato, questo significa avere un vero e proprio progetto per la sua guarigione. Necessiterà di più di un incontro settimanale affinché la terapia sia efficace e gli dia la possibilità di tornare al più presto ad una vita equilibrata e regolare.
  2. Le crisi possono verificarsi in qualsiasi momento del giorno e della notte ed essendo particolarmente coinvolgenti per il paziente e per il suo contesto sociale non è auspicabile lasciarlo solo nel gestire il malessere.
  3. Un paziente con disregolazione emotiva può essere molto impegnativo da trattare per una persona sola e la, troppo frequente, conseguenza è quella di venire lasciati dal terapeuta. Immaginate un abbandono più difficile da gestire?
Scoprire di avere più di un disturbo può essere molto destabilizzante per tanti motivi: il principale è quello, molto diffusa, di ritenere di disturbi psicologici incurabili.
Questo assunto è stato ampiamente smentito dalle ricerche scientifiche ed è la stessa OMS ad affermare che i disturbi mentali sono curabili. Gli stessi pazienti borderline correttamente trattati escono dal problema nell’80% dei casi. Non significa che le cure siano più facili o più veloci, vuol dire che una persona che si rivolga a dei professionisti competenti avrà un’alta probabilità di superare il periodo di difficoltà e ricominciare ad avere una vita appagante.
Tornando alla questione della convivenza dei disturbi, ci sono due aspetti che ci preme portare alla vostra attenzione: il primo è quello relativo al trattamento specifico per entrambi i disturbi, possibilmente con due équipe mediche che comunichino fra di loro. Il secondo è quello relativo alla diagnosi che va ripetuta nel tempo per verificare il corretto progredire del percorso.
La nostra amica Lara* dopo aver seguito con successo il percorso per il disturbo borderline ha vissuto una ricaduta in un altro disturbo a lei familiare: l’anoressia. La sua difficoltà ad individuare il problema è stata causata dalla profonda differenza tra quando gli episodi anoressici erano causati dalla disregolazione tipica del borderline e il dopo. L’importanza cruciale nell’usare correttamente lo strumento diagnostico sta prima di tutto nell’individuazione delle cause del malessere: lo stesso sintomo infatti può essere comune a più disturbi (borderline, bipolare, narcisista, oppositivo provocatorio etc.) ma avere cause profondamente diverse e dover quindi essere affrontato in modalità opposte.
Attenzione dunque a non cadere in facili conclusioni che si rivelano poi sbagliate nella stragrande maggioranza dei casi. Affidatevi a strutture conosciute e a team di medici esperti nel problema specifico e che lavorino in gruppo. Abbiate pazienza se vi sembra di non progredire abbastanza velocemente, spesso non si è veramente coscienti di quanto il lavoro su se stessi sia profondo per via delle aspettative.
In caso di dubbi parlate con chi vi ha preso in cura, uno degli ambiti in cui il terapeuta deve essere esperto è quello di rispondere alle vostre domande.
*nome modificato per proteggere la privacy

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