Nutritional psychiatry: la salute mentale nel piatto

L’argomento è di quelli interessanti per il pubblico italiano che da sempre guarda psichiatri e psicologi dall’alto in basso ma ama mangiare. La rivoluzione iniziata nel 1978 con l’approvazione della legge Basaglia e che tenta lentamente di avvicinare questi due poli opposti potrebbe trovare un terreno d’incontro proprio a tavola. Quasi tutte le specializzazioni mediche hanno nella dieta un forte alleato e i programmi televisivi che parlano di alimentazione consapevole non si contano più. La Psichiatria in questo caso è arrivata per ultima ma meglio tardi che mai, recita il detto, cerchiamo quindi di capire di cosa stiamo realmente parlando.

Se paragoniamo in cervello ad un automobile dobbiamo immaginarne una che non si ferma mai e anche quando è parcheggiata ha comunque il motore acceso. Grazie a questo semplice esempio possiamo farci un’idea di quanto carburante possa avere bisogno per rimanere attivo ma sopratutto in buona salute. Rimanendo in tema di esempi avere un disturbo psicologico come l’ansia o la depressione – tanto per citare i più comuni – è un po’ come stipare nel bagagliaio un cumulo di sacchetti di sabbia. Anche i guidatori meno esperti potranno immaginare che la diretta conseguenza sarà un maggiore bisogno di carburante e anche un maggiore sforzo del motore.

È evidente che il ‘carburante’ del quale stiamo parlando in questo caso sono il cibo e i suoi nutrienti. Partendo dall’alimentazione materna in gravidanza per poi passare a quanto la dieta influisca sui problemi comportamentali nei bambini, l’acuirsi dei sintomi ansiosi e depressivi in adolescenza e sui disturbi mentali negli adulti, ogni età della vita è stata analizzata nei vari studi che continuano ad approfondire il tema. Lo stile alimentare è stato diviso per semplificazione in due macrocategorie “sano” e “malsano”: il primo comprende assunsione regolare di verdura, frutta, carne magra, farina integrale, funghi, pesce e la soia e i suoi derivati1. Il secondo tutti i cibi confezionati, gli zuccheri raffinati, le bevande gassate, gli eccessi di caffeina e le carenze dei cibi di cui sopra.2

Queste che sembrano essere le solite linee guida sono solo l’inizio. La quantità di articoli scientifici prodotta apre una realtà estremamente interessante che vorremmo iniziare ad approfondire nel corso del tempo grazie a altri articoli che tenteremo di pubblicare a intervalli regolari. Se infatti un miglioramento dello stile alimentare è di sicuro beneficio, l’aggiunta – sempre da valutare con un esperto – di integratori potrebbe potenziare la terapia farmacologica. Cominciamo con questo spunto importante riguardo l’Omega-3 che potrete riportare al vostro medico curante:

L’Omega-3

Cos’è: una categoria di acidi grassi essenziali come gli Omega-6

Dove si trova: in alimenti sia di origine animale come salmone, tonno, sgombro e tuorlo d’uovo che vegetale noci, mandorle, semi (chia, girasole, lino, canapa), spinaci e avocado.

Perché ci interessa: l’assunzione regolare di Omega-3 si è dimostrata di grande utilità nel trattamento della depressione diagnosticata a patto che la concentrazione nelle capsule fosse superiore al 60%3.

Anche nel trattamento preventivo della schizofrenia, l’assunzione quotidiana di 4 capsule di Omega-3 (700mg totali) per un periodo di 12 settimane ha dimostrato un significativo miglioramento sia dei sintomi positivi (deliri, pensieri disordinati, allucinazioni ecc.) che di quelli negativi (sfera affettiva piatta, povertà di linguaggio, apatia ecc.) che solitamente rispondono meno bene a terapia farmacologica.4

Nei pazienti con disturbo borderline di personalità migliora significativamente il funzionamento psicosociale e riduce i sintomi psichiatrici5,  l’impulsività e la disregolazione emotiva come confermato dalla dottoressa Balf nel suo intervento a Yale nel 2013 (dal minuto 24:29).

 


1Nanri A, Kimura Y, Matsushita Y, Ohta M, Sato M, et al. (2010) Dietary patterns and depressive symptoms among Japanese men and women. Eur J Clin Nutr 64: 832–839
2Jacka FN, Pasco JA, Mykletun A, Williams LJ, Hodge AM, et al. (2010) Association between western and traditional diets and depression and anxiety in women. Am J Psychiatry 167: 305–311.
3Pao-Yen Lin, David Mischoulon, Marlene P. Freeman et. al. (2012) Are omega-3 fatty acids anti-depressants or just mood-improving agents? Mol Psychiatry
4G. Paul Amminger, MDMiriam R. Schäfer, MDKonstantinos Papageorgiou, MD et al (2010) Long-Chain ω-3 Fatty Acids for Indicated Prevention of Psychotic DisordersA Randomized, Placebo-Controlled Trial Arch Gen Psychiatry;67(2):146-154.
5Amminger GP1, Chanen AM, Ohmann S et. al. (2013) Omega-3 fatty acid supplementation in adolescents with borderline personality disorder and ultra-high risk criteria for psychosis: a post hoc subgroup analysis of a double-blind, randomized controlled trial Can J Psychiatry. 2013 Jul;58(7):402-8.

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Commenti

Una risposta a “Nutritional psychiatry: la salute mentale nel piatto”

  1. Avatar MARGHERITA GRUMI
    MARGHERITA GRUMI

    buon giorno, importante iniziativa questa! attendo di scoprire le proprietà di altri alimenti!