Emergenza Borderline: ma chi te lo ha fatto fare?!

Ogni tanto me lo chiedo pure io. Come è successo, cosa è stato che mi ha spinta ad aprire un’associazione e a parlare dei fatti miei in maniera tanto dettagliata e sopratutto costante? Semplice: non pensavo di poter stare bene e quando è successo mi sono detta ‘ma allora devono saperlo tutti!’.

La nostra storia (quindi anche la mia) è stata sdoganata parecchio: durante gli incontri che facciamo e che abbiamo fatto, nei post, nelle risposte ai messagi privati ed è una storia di dolore e di rinascita. Quando mi fu restituita la diagnosi infatti la prima cosa che chiesi era anche l’unica alla quale mi interessava avere una risposta cioé “ma se ne viene fuori?”. Se uno vive un dolore lancinante da decenni senza riuscire a farlo smettere l’unica cosa che gli interessa è proprio questa: devo mettermela via, che la mia vita farà sempre schifo? O posso sperare?

Il mio terapeuta rispose che sì, se ne poteva venire fuori ma che dovevo fare tutto quello che mi sarebbe stato detto di fare. Io che ero proprio al capolinea, mi sono detta che ogni tentativo fatto era stato vano quindi potevo, per l’ultima volta scommettere su qualcun’altro e sulla sua professionalità. Così ho fatto.

Non dico che sia stato facile, non dico che sia stato rapido e non è stato neppure costante ma nel 2013 ero fuori dal Day Hospital del San Raffaele. La fantasia di raccontare questo percorso con tutte le sue possibilità e contraddizioni c’era già ma non sono riuscita davvero a farla decollare prima del 2015. Siamo alle soglie del 2019, entriamo quindi nel quarto anno di attività, quella domanda con la quale è stato aperto il post continua a ronzare e non solo nella mia testa: ma chi te lo ha fatto fare?

Credo che una delle possibilità sia che ero contenta. Mi sentivo un po’ fiera di me e un po’ una miracolata, quasi tutti continuavano a ripetere che non era possibile stare bene, non era possibile vivere una vita normale, non era possibile trovare un lavoro, farsi una famiglia, non ammazzarsi di attacchi di ansia dalla mattina alla sera, entrare e uscire dal pronto soccorso, smettere di prendere psicofarmaci, non era possibile andare in giro senza Imodium nella borsa, avere dei figli che non crescessero dei disadattati eccetera, eccetera. E invece no.

Invece si può cambiare davvero, stare meglio prima e bene poi. Si può imparare a conoscere il proprio malessere e guardarlo trasformarsi nel tempo. “Quanto sarebbe stato bello incontrare la Federica di oggi quando stavo male” ecco il pensiero che mi ha fatto scegliere Emergenza Borderline. L’idea di poter raccontare il disturbo borderline di personalità dal punto di vista di una persona che ce l’ha avuto e che adesso non lo ha più.


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Commenti

2 risposte a “Emergenza Borderline: ma chi te lo ha fatto fare?!”

  1. Avatar Carmen
    Carmen

    Come hai fatto????
    Grazie per la tua testimonianza, però ti prego spiegami l’atteggiamento giusto da tenere in psicoterapia… Perché non ne sto cavando un ragno dal buco.
    Se non sono aderente a questo mondo, forse é meglio che lucidamente lo abbandoni.
    PS: ho studiato psicologia al San Raffaele per 3 anni, Maffei é stato un mio docente (28!)… Non ho finito per 5 esami in cui c’era la matematica e io non so contare… E poi essendo quella “roba lì” ovviamente non concludo mai niente…

  2. Avatar Luca Sasdelli
    Luca Sasdelli

    Federica, quante porte apri con questa testimonianza!
    Di tutte quelle che posso immaginare, me ne piace in particolare una: quella della solidarietà.
    La nostra società ci spinge a vivere in base a rapporti di tipo commerciale: “ti dò se mi dai”, “tutto ha un prezzo”, “sono in debito con te”, “mi devi un favore” e altri legami basati su un valore arbitrario e soprattutto finito.
    Quello che traspare dalla tua testimonianza è invece la gratuità del portare non un prodotto o una gioia da consumare, bensì una speranza di vita molto migliore di prima, gratis e senza la data di scadenza.
    E se un domani potessimo renderci conto di non dovere per forza monetizzare tutto ciò che ci riguarda, ma piuttosto regalarlo ad una comunità che può usarlo e perpetuarlo? Non sarebbe bello?
    Grazie ancora e scusami per la divagazione.
    Luca