Malessere psicologico: il disagio che in politica non conta

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Le persone che hanno problemi di salute mentale sono sempre le ultime perché non votano. Quando stai male in quel modo non hai tempo di pensare alla politica“. (Fra Marco Fabello)

Fra Marco Fabello è il Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Irccs S.Giovanni di Dio – Fatebenefratelli di Brescia e quando disse questa cosa mi colpì tantissimo, infatti la racconto sempre anche se le reazioni sono solitamente delle facce interrogative.

Guardiamola da un altro punto di vista: quante volte dite che i servizi sono insufficienti, che il CSM non vi prende adeguatamente in cura, che gli assistenti sociali o il personale del Pronto Soccorso sono impreparati a far fronte alle vostre esigenze? Chi può fare qualcosa per colmare queste mancanze? I terapeuti possono arrivare solo fino ad un certo punto, possono modificare le linee guida ad esempio – oltre che approfondire la loro formazione. Gli amministrativi possono gestire meglio gli orari, certamente. Ma la Regione è l’unica che può aprire o chiudere i flussi di denaro necessari ad assumere più personale e a pagare per la loro formazione, ad aprire gli sportelli o i Day Hospital e a finanziare i ticket.

Il disturbo borderline è logorante

Sto cercando di arrivare ad un punto preciso: chi ha problemi di natura psicologica o psichiatrica ha un gran da fare ogni giorno per cercare di rimanere lucido e portare a termine tutti i suoi impegni; immaginatelo come un minatore. Ce lo vedete un minatore a tornare a casa, farsi la doccia e, dopo cena, iniziare a studiare per un dottorato in filosofia? Non dico che non sia possibile, dico però che la stanchezza mentale di una persona con disturbo borderline di personalità somiglia alla stanchezza fisica di una persona che fa lavori pensanti. Sono logorati entrambi anche se su piani diversi. La differenza tra i due sta nel fatto che i minatori, come quasi tutte le categorie di lavoratori, si mettono insieme per fare gruppo e, dando vita ai sindacati (avete presente il film Billy Elliot?) fanno in modo di tutelarsi l’un l’altro.

Chi tutela i borderline e le loro famiglie? Parlare apertamente delle difficoltà di una diagnosi del genere ha molti risvolti positivi e uno dei più importanti è che permette a chi ne ha bisogno di accendere i riflettori su un problema.

L’esempio

Sapevate che l’ospedale Bambino Gesù di Roma ha dedicato un numero alle consulenze cliniche telefoniche per i casi di disagio emotivo e comportamentale di minori? Attivo 24 ore se 24, 7 giorni su 7 per 365 giorni all’anno? Ora lo sapete. Allo 06 6859 2265 risponde un team di 5 psicologi esperti, pronto a dare una prima risposta ai problemi di natura psicologica e psichiatrica di bambini e ragazzi. Non solo! Sono disponibili a darvi dei consigli immediati, se è il caso di prenotare una visita con un neuropsichiatra infantile o se è necessario recarsi in Pronto Soccorso.

Io non ero a conoscenza fin quando una mamma, rispondendo ad un mio post di alcune settimane fa (‘Non ce la fa chi non ce la vuole fare’. Cosa non pensare di chi ha un disturbo di personalità.), ha indicato il prof. Vicari come il medico che aveva preso in cura sua figlia e da come ne parlava ho percepito che era veramente contenta di come si erano presi cura di lei. È difficile che arrivino testimonianze di questo tipo, purtroppo, di solito chi ci trova sono quelli che si sentono abbandonati e che hanno un’urgenza. Ecco perchè il messaggio positivo di questa persona mi ha incuriosita e ho voluto saperne di più. Ora ditemi se questa informazione non è oro.

Organizzarsi è il primo passo

Quando parlo di fare gruppo, informare, condividere, penso a questo. Se la persona in questione non avesse deciso di dire la sua, di mettersi in gioco, di questo numero non saprei nulla e di conseguenza non ne sareste a conoscenza neppure voi. Ma se qualcuno prima di lei non avesse fatto rumore, probabilmente non esisterebbe il numero del Bambin Gesù. Siamo tutti insieme in questo. Siamo così tanti a questo mondo e nonostante tutto, non possiamo fare a meno di cercarci per sentirci connessi, affini. Fare rete per Emergenza Borderline significa poter dare una risposta a chi chiede aiuto, premiare il merito di chi si impegna per fare il suo lavoro al massimo delle sue possibilità ma anche veicolare messaggi importanti, farsi portavoce del disagio.

Rivolgendosi anche ad un interlocutore politico dove necessario.


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