Ecco un aspetto del disturbo borderline di personalità del quale si parla sempre troppo poco e che invece bisognerebbe iniziare a conoscere molto meglio.
Arousal: è un termine inglese utilizzato in neuropsicologia e si riferisce ad uno stato di allerta del sistema del sistema nervoso, in cui il soggetto è più attento, vigile e reattivo agli stimoli. Dovrebbe essere una condizione transitoria e di breve durata ma nel DBP si protrae a lungo nel tempo causando notevole stress. La traduzione in italiano ‘eccitamento’ non è calzante sopratutto in relazione al disturbo borderline.
L’arousal è un meccanismo di difesa presente anche negli animali, chiunque abbia avuto un attacco di panico conosce bene la storiella del “nostro cervello che provoca la scarica di adrenalina per farci scappare più velocemente dall’ipotetico orso o dalla tigre” che però in centro città non esiste e infatti chiunque abbia sentito questa storia in riferimento ai propri attacchi di panico la odia! Diciamo che questa volta la vogliamo raccontare in una chiave un po’ diversa.
Le differenze
Facciamo finta di trovarci davvero di fronte ad una notevole minaccia e di dover reagire a questa minaccia, le alternative sono tendenzialmente due: scappare più velocemente che possiamo o paralizzarci e fingerci morti nella speranza che il predatore passi oltre. Nel primo caso si parla di iper-arousal nel secondo di ipo-arousal, nel primo caso si reagisce attivamente nel secondo passivamente. Che c’entra col disturbo borderline o meglio come si declina in questo caso?
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Gli IPER sono quei soggetti che combaciano perfettamente con l’idea che la gente tende ad avere riguardo i diagnosticati borderline: sono impulsivi nelle aree potenzialmente dannose per la persona (sesso promisquo, uso di droghe e alcol, abuso di medicinali, gioco d’azzardo, guida spericolata ecc.) hanno scoppi d’ira frequenti e apparentemente immotivati, ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari o autolesionismo. Potrebbero essere più ‘sociali’.
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Gli IPO al contrario tendono a tenere tutto dentro rendendosi molto meno riconoscibili sia come sofferenti agli occhi dei familiari o di chi li frequenta regolarmente che come ‘borderline’ agli occhi degli iper che non riconoscono le modalità del disturbo. Sono persone che tendono ad vivere il comportamento disfunzionale interiormente torturandosi, rimuginando, rivivendo all’infinito i traumi, sfociando nell’ossessione. Anche loro hanno atteggiamenti impulsivi ma solo quelli che riescono a nascondere il più a lungo possibile come gli eccessi alimentari. L’autolesionismo è estremamente nascosto, tendono ad essere meno sociali e evitano di ribellarsi alle regole.
Entrambe le categorie però soffrono di quello che viene considerato il core del disturbo cioè la fortissima disregolazione emotiva.
Rileggiamo la storia della tigre alla luce di quello che abbiamo appena appreso.
I personaggi sono: il soggetto borderline (iper o ipo) e la tigre (intesa come vuoto/paura dell’abbandono). La tigre provoca una forte paura nel soggetto che, nel caso dell’iper reagirà attivamente con la forza della sua rabbia, rompendo tutte le regole che conosce mentre nel caso dell’ipo si ‘fingerà morto’ si rifugerà nelle regole nella speranza di domare il vuoto/paura con la perfezione.
L’approccio
Abbiamo capito che la differenza fra i due macrogruppi è sostanziale, la domanda successiva è: lo è anche l’approccio? La risposta è sì e no.
Anche se sofferenti dello stesso disturbo tutti i diagnosticati sono diversi, perché tutti diversi sono gli esseri umani e andranno quindi considerati nella loro unicità: se infatti la tigre è sempre una, la reazione cambierà a seconda di chi se la trova davanti!
Un TERAPEUTA dovrà ad esempio tenerne conto specialmente nelle attività di gruppo, che sono efficacissime ma rischiano anche di attivare molto chi vi partecipa.
Un GENITORE dovrà tenere gli occhi molto aperti nel caso dell’IPER a non prendere sul personale gli scoppi d’ira e non entrare in conflitto ma cercare piuttosto di capire cosa si cela dietro a quella rabbia mentre nel caso dell’IPO dovrà fare attenzione a che il ragazzo non si nasconda dietro a un’aura di perfezione o accondiscendenza.