disturbo borderline ad alto funzionamento

Disturbo borderline ad alto funzionamento

C’è chi se lo è sentito dire e chi lo ha trovato scritto sulla cartella clinica. La questione dell’alto e del basso funzionamento nel disturbo borderline di personalità è controversa. Cerchiamo di capirci qualcosa, insieme.

Perché, a parità di diagnosi, una persona con disturbo borderline di personalità riesce a fare delle cose e raggiungere degli obiettivi mentre un’altra sembra completamente persa nella sua mente? Credo sia a partire da questa domanda che sia stata creata la distinzione tra alto e basso funzionamento.

Mi spiego meglio: quando ci si trova ad affrontare un problema (di qualsiasi genere esso sia) dopo averlo individuato bisogna dividerlo in pezzi più piccoli per poterlo risolvere. Se devo preparare la cena posso lasciarmi cadere sul divano pensando che non ce la posso fare o iniziare a preparare un piatto di pasta. Nel primo caso potreste finire a mangiare passata di pomodoro direttamente dalla lattina e pancetta cruda (come mi è capitato di fare) oppure mettere gli ingredienti in una padella, trasformarli in un sugo e mangiare qualcosa che potrete chiamare “cena” senza timore di smentita.

L’alto funzionamento nel disturbo borderline

Se leggete la metafora della pasta come una metafora della vita, allora le persone ad alto funzionamento sono quelle che nella maggior parte dei casi riescono a mettere una cena (cucinata!) in tavola. Sono quelle che sono riuscite a finire la scuola, che magari si sono anche prese una laurea, che hanno una relazione abbastanza stabile, forse dei figli e che hanno una lavoro. Insomma quelli che dall’esterno non si dovrebbero lamentare.

Il loro equilibrio però è apparente, basta un trasferimento per lavoro che vanno in pezzi. Nel 2012, quando è toccato a me spostarmi da Roma a Milano, avevo tutto organizzato sulla carta ma il venire meno di ogni punto di riferimento mi ha portata all’esaurimento nervoso. Ero una barca in mezzo al mare. Riuscivo ad andare in ufficio tutti i giorni, pagare l’affitto e fare la spesa. Portavo a termine i miei compiti ma a casa, da sola, era un’altra storia.

L’altro lato dell’alto funzionamento

Chiusa la porta del mio monolocale era il caos. Non scherzo, era un grosso buco nero, anzi piccolo perché era meno di 25mq… Ad ogni modo, era sporco, disordinato, disorganizzato. Anche il frigorifero (piccolo pure quello) e la dispensa erano pieni di cibo spazzatura. Quello buono da mangiare ma zero nutriente.

Passavo dall’abbuffarmi, senza vomitare perché ne avevo paura, al non mangiare per giorni. Avevo sempre problemi gastrointestinali quindi la mia borsa era enorme perché mi portavo dietro di tutto: dall’Imodium alle salviette intime, dal deodorante per ambienti in spray al disinfettante per la toilette, dai fazzoletti al gel per le mani! Ovviamente questo argomento è ancora tabù per un sacco di donne che si sentono meglio se a parlarne e a dare consigli è qualcun’altro (non escludo di farlo a breve, tranquille).

So cosa significa, non riuscire ad alzarsi per farsi la doccia, buttare soldi in saponi che non vengono usati, entrare in un negozio di abiti a buon mercato e comprare cose che non verranno mai indossate, solo nella speranza di farlo e vedersi in ordine. La questione dell’aspetto fisico secondo me è trattata molto male. Spesso e volentieri il tentativo di rispecchiare determinati canoni estetici riguarda la speranza che l’ordine e la bellezza esteriori, penetrino anche sotto pelle.

Ecco perché, per esempio, sono convinta che bisognerebbe iniziare a parlarne meno magari ma meglio. Vedremo…

Qual è la fregatura dell’alto funzionamento? Che non sembri borderline. È paradossale ma solo fino a un certo punto. Se dimostri di essere efficiente in ciò che la società in cui vivi crede necessario per essere un buon cittadino, allora non stai così male. E poi in fondo, “stiamo male un po’ tutti, no?”. Ecco la frase più invalidante possibile, da non dire mai quando qualcuno vi viene a dire che sta male – poi non dite che non ve l’avevo detto.

Lo spettro del funzionamento borderline

Chi mi segue su Instagram già lo sa perché ne ho parlato. Non si tratta né di mostri né di fantasmi ma di una riga. Sì, dai tracciate una riga su un foglio bianco, a sinistra scrivete 0 a destra scrivete 100, i due valori indicano il livello di dolore psicologico percepito.

0 = salute mentale TOP e 100 = peggio di così solo Taffo.

Ecco, adesso se vi prendete la briga di segnarvi come state ogni giorno (scaricatevi Daylio), vi renderete conto che questo valore si alza e si abbassa senza per questo indicare che avete una malattia mentale! Vi parlo di questo spettro per suggerirvi di considerare un spettro dello spettro; in cui i due valori considerano la vostra produttività all’interno del dolore psicologico causato dal disturbo borderline.

Secondo me potrebbe darvi un’idea non di come funzionate ma di quanto funzionate perché ‘alto’ o ‘basso’ funzionamento indicano proprio questo.

Quanto funziono?

La società siamo noi ma possiamo trovarci bene al suo interno oppure no. Che ci piaccia o meno abbiamo bisogno della nostra rete sociale tanto quanto lei ha bisogno di noi e per questo motivo ci siamo dati dei parametri, a spanne, che semplifichino la nostra vita.

Eh sì, perché in realtà il risvolto di tutte le regole che non ci piacciono è che in fondo servono a tutelarci. Le regole inoltre servono anche a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi, e questo contribuisce a creare la nostra autostima. Stiliamo una lista di quali sono le regole approvate dal nostro contesto sociale e spuntiamo gli obiettivi che siamo riusciti a raggiungere grazie a queste regole.

Vi faccio un esempio, andare a letto presto è una regola che non mi piace ma che mi permette di svegliarmi con energie sufficienti per andare a lavorare. Studiare il pomeriggio è una rottura ma mi ha permesso di finire l’istruzione superiore prendendomi un diploma. Come siamo messi?

Ma io continuo a stare male.

Certamente! Se soffri di disturbo borderline di personalità, l’alto funzionamento non ti mette al riparo dal dolore. Anzi, soffri come un cane perché non ti crede nessuno. Riguardo i disturbi mentali in genere ci sono un sacco di pregiudizi. Tutti pensano di saperne qualcosa, tutti credono di avere un’opinione in merito. Siamo tutti un po’ borderline, il mio ex è narcisista, oggi sono depresso, che sei bipolare?! e così via. Ne diciamo di minchiate è?

La buona notizia è che la psicologia non è superficiale come noi e che i disturbi psicologici sono trattabili. Che si continui a soffrire nonostante gli obiettivi raggiunti e le regole seguite non dovrebbe sorprenderci, altrimenti gli autistici che gestiscono l’ansia con una routine ferrea, chi soffre di disturbo ossessivo compulsivo, o chi ha una dipendenza dal lavoro dovrebbe stare una crema.

Vedete, anche io sto generalizzando perché siamo abituati, erroneamente, a pensare che due cose molto diverse non possano convivere nella stessa persona, nello stesso disturbo. Non è così.

Ok, soffro di disturbo borderline ad alto funzionamento. Che faccio?

Io andrei da uno bravo. Non è una frase fatta, ne ho incontrati di terapeuti inadeguati ma per fortuna non mi sono data per vinta e alla fine ho avuto ragione io. Chi ha già una diagnosi può cercare un terapeuta con una formazione specifica, i cv ormai sono tutti online, e prendere un’appuntamento per una chiacchierata. Fate attenzione al rapporto che si instaura fin da subito: è davvero la cosa più importante.

Indipendentemente dalla scuola di pensiero e dal metodo utilizzato, se non stringete una vera alleanza terapeutica sarà difficile aprirsi completamente e ascoltare i consigli. Se non ci sono situazioni di crisi di davvero difficile gestione e non abitate completamente da soli lontano dai vostri affetti (tipo me quando sono appena arrivata a Milano) potreste non avere bisogno di un intervento particolarmente strutturato.

Intendo dire che la classica terapia con appuntamento settimanale, per un disturbo borderline ad alto funzionamento, potrebbe anche andare bene. Prendete sempre quello che dico con il beneficio del dubbio e questo per un motivo molto semplice: 1) non sono una psicocosa (psicologa, psicoterapeuta, psichiatra) 2) anche se lo fossi non potrei comunque riuscire a scrivere un pezzo che vada bene per tutti.

Pubblico o privato?

Due domande: quanto puoi pagare e quanto puoi aspettare? Nel pubblico il costo è più contenuto ma l’attesa è più lunga. Nel privato il contrario.

La mia esperienza personale è che nel pubblico i terapeuti sono molto preparati, a volte più che nel privato. Inoltre, è più facile che lavorino in équipe e che quindi possano coinvolgere altre figure in caso ce ne fosse bisogno. Altro lato positivo è che tendenzialmente il percorso diagnostico è obbligatorio. Una grossa fregatura è l’attesa!

A me nel 2012 andò bene ma dovetti comunque aspettare quasi sei mesi prima di iniziare il percorso vero e proprio (che non fu di una volta a settimana…). Detto questo, non è vero che il pubblico è l’unica opzione, la mia terapeuta l’ho conosciuta al San Raffaele e adesso la vedo in studio. Molti terapeuti si dividono tra l’uno e l’altro contesto. Più complesso il discorso nei comuni più piccoli…

La cosa più importante comunque è essere chiari fin da subito su cosa ci si aspetta. Questo perché una volta concluso il percorso sarete voi a dover usare autonomamente gli strumenti che avete acquisito.

Quali speranze posso avere per il futuro?

Tutte quelle che avresti senza il disturbo borderline! Se hanno creato una carrozzella per immersioni subacquee, se una ragazzina con sindrome Asperger sta cambiando il mondo con il suo attivismo ecologista, se Beethoven ha scritto la nona sinfonia da sordo, se Frida Kahlo ha sedotto interi paesi con l’addome fracassato e il mono-ciglio non vedo perché limitarsi.

Dal disturbo borderline di personalità ad alto funzionamento o a basso funzionamento si può uscire, ed è anzi molto più probabile trovare la quadra di questo disturbo che di altri! Quando vi vengono dei dubbi, ripassate queste slide del NEA.BPD e riuscirete a rimettere le cose in prospettiva.

Ci sono e ci saranno momenti neri? Sì, questo è veramente vero per tutti, indipendentemente da quanto male si possa stare però, un’alternativa non manca mai. Non si trova? Cercate più forte. Io ho fiducia, dovete averla anche voi.

Il disturbo borderline di personalità non si manifesta in un modo solo. Per spiegarsi meglio si usa la dicitura di “alto funzionamento” e “basso funzionamento”. Abbiamo approfondito la prima, spero vi sia stato utile.


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Commenti

8 risposte a “Disturbo borderline ad alto funzionamento”

  1. Avatar Silvia
    Silvia

    Ciao come si accede al trattamento con la sanità pubblica? Cioè devo chiedere impegnativa al medico per? Sono della provincia di Milano. Grazie

    1. Avatar Redazione
      Redazione

      Ciao Silvia, bisogna chiedere al medico di famiglia un’impegnativa per una prima visita psichiatrica. Loro ti faranno una diagnosi e poi saranno sempre loro a indirizzarti verso il trattamento adatto.

  2. Avatar Alex
    Alex

    Buongiorno, sono un borderline ad alto funzionamento maschio. Ho notato in molti casi che le caratteristiche e i bisogni della versione maschile di questo disturbo (che recenti studi confermano avere una incidenza tutt’altro che trascurabile) sono spesso del tutto ignorati. Sembra che non esistiamo, eppure il nostro disturbo è del tutto simile anche se con caratteristiche proprie che lo rendono in qualche modo diverso, e spesso più invisibile. Mi piacerebbe trovare uno spazio dedicato anche a noi uomini. Grazie.

    1. Avatar mario
      mario

      e siamo due…

    2. Avatar Redazione
      Redazione

      Ben arrivato anche a te, Mario!

    3. Avatar Redazione
      Redazione

      Ciao Alex, intanto grazie per la risposta. L’argomento che hai tirato fuori è molto ricco e complesso. Prima cosa che mi viene da dire: è verissimo che gli uomini soffrono di disturbo borderline tanto quanto le donne e anche che vengono diagnosticati di meno. Questo succede per due motivi:
      -è che gli uomini si curano di meno e questo vale per ogni problema di salute (non solo mentale),
      – che i professionisti hanno spesso dei pregiudizi che portano a diagnosticare più spesso agli uomini altri disturbi invece di quello borderline.
      La seconda cosa è che non sono molto favorevole a dividere lo spazio (come l’hai chiamato tu) tra maschi e femmine. Anche i bagni iniziano ad essere condivisi a maggior ragione lo devono essere gli spazi dedicati alla salute che è un bene universale.

    4. Avatar Alex
      Alex

      Beh, forse mi sono espresso male. Non è tanto il disturbo in se a essere diverso, quanto, come anche dice in parte adesso lei, il contesto (pregiudizi, diagnosi meno pronta o meno considerata, caratteristiche sociali/comportamentali nei due sessi) a essere diverso. Non voglio dividere, solo mi piacerebbe trovare qualcosa di dedicato a quel differente punto di vista dello stesso disturbo.

    5. Avatar Redazione
      Redazione

      Alex se ti interessa qualcosa che ancora non esiste: creala! Proprio come ho fatto io.
      Un abbraccio e buone feste!