Borderline e abuso di sostanze: quello che dovreste sapere

 Il disturbo da uso di sostanze è spesso collegato a doppio filo con il disturbo borderline ed è uno dei più evidenti sintomi di disagio agli occhi dei genitori.  Non si limita solamente a alcool o droghe, intese come sostanze stupefacenti, comprende anche i medicinali dallo psicofarmaco a quello di formulazione naturale.

Il punto di partenza è sempre il tentativo di contrastare un malessere, l’aspetto ludico è decisamente secondario anche se nelle persone che cominciano molto presto la condivisione con il gruppo di pari potrebbe rendere la pratica più piacevole almeno in un primo momento: da un lato c’è il sollievo dal dolore emotivo dall’altro la solitudine viene temporaneamente arginata.
Solo alcol e droghe?
Dipende molto dal soggetto. Ci sono persone che, nonostante il forte bisogno di limitare la sofferenza, sono spaventate all’idea di perdere il controllo di conseguenza, invece di provare sostanze che potrebbero avere effetti inaspettati, preferiscono scegliere una droga più salutare come potrebbero essere la valeriana o la melatonina.
Chi convive con una sofferenza anche sul piano fisico, ad esempio chi soffre di fibromialgia o dolore cronico, si potrebbe verificare invece un abuso di antidolorifici, altrettanto dannoso e difficile da trattare.
Questo genere di utilizzo dei farmaci e dei preparati erboristici desta solitamente meno preoccupazione o non ne desta affatto e viene riportato meno di frequente nel colloquio con lo specialista che invece potrebbe avere bisogno di questa informazione, anche per la valutazione dell’eventuale terapia farmacologica.
Un’assunzione eccessiva di camomilla ha effetti eccitanti, quella di melatonina potrebbe alterare pesantemente i ritmi sonno-veglia causando un ulteriore affaticamento, per quanto riguarda gli antidolorifici hanno una lunga lista di effetti collaterali se assunti diversamente da come prescritto: ad esempio potrebbero causare forti cefalee o un’assuefazione al principio attivo che finirebbe per renderlo inefficace nel contrastare il dolore.
Perché si comincia?
In un contesto come questo possiamo dare solo informazioni generiche, il che significa che potrebbero non rispecchiare completamente una situazione oppure non rispecchiarla affatto ma tendenzialmente la causa è un tentativo fai-da-te di regolazione emotiva.
Per disregolazione emotiva si intende una situazione nella quale la forza delle emozioni provate dal soggetto è incontrollabile e inaccettabile, la conseguenza è un’attivazione corporea con una sintomatologia simile a quella dell’attacco di panico che può sfociare nell’attacco di panico stesso, in un’ansia prolungata, crisi ossessive, depersonalizzazione, etc. manifestazioni che si cerca di evitare a tutti i costi.
La sostanza psicoattiva, alcol compreso, funge da contenitore e se inizialmente si rivela molto efficace nel tempo perde questa sua caratteristica e per avere lo stesso effetto c’è bisogno di un’assunzione sempre più massiccia.
Come mai è così difficile smettere?
Il soggetto che fa uso di sostanze, senza averne la completa consapevolezza, collega una determinato evento o una sensazione alla necessità di assumere quella certa sostanza. Si innesca un meccanismo per il quale ci si convince che senza quell’aiuto esterno non si riesce ad uscire da una situazione molto spiacevole dunque si rafforza la dipendenza.
Anche in questo contesto disfunzionale la mente del soggetto di muove su binari di assoluto buon senso: la persona in questione ha verificato sul piano pratico che c’è una soluzione rapida al suo problema quindi tende ad affrontarlo ripetendo sempre quella stessa modalità d’intervento. La parole, psicoterapia compresa, non hanno lo stesso rapido effetto sedativo, è quindi facile venire fagocitati dall’ansia che non siano sufficientemente efficaci.
Gli effetti collaterali dell’assunzione di sostanze psicoattive sono note al soggetto ma il rapporto costi benefici pende sempre dal lato dei “benefici”, ai costi in termini di relazioni sociali, salute generale, soddisfazione scolastica o lavorativa si pensa dopo, quando si crede di aver tenuto a bada il disagio psicologico.
 
Come accorgersi se una persona sta facendo uso di sostanze stupefacenti?
Su internet si trovano molte liste di possibili campanelli che dovrebbero metterci in allarme, alcuni di questi potrebbero essere: l’aggressività, la sensazione che la persona sia assente, i problemi di comunicazione specialmente quando si tocca l’argomento nello specifico altri sono gli sbalzi d’umore o un rapido cambiamento (ad esempio: da solare a introverso, da sportivo a sedentario, da studente modello ad alunno con difficoltà).
A ben guardare queste serie di indicazioni potrebbero valere per tutta una serie di situazioni che non hanno necessariamente a che fare con questo problema nello specifico (bullismo,  violenza sessuale, depressione etc.). Ecco perché, i genitori sopratutto ma più in generale, il contesto sociale di questi soggetti si dice insoddisfatto e insicuro nell’approcciare al tema. Un consiglio sempre valido è quello di prestare attenzione sì, ma principalmente ai segni di malessere e iniziare a monitorarne la durata.
Se la persona per la quale siamo preoccupati non riesce a risollevare il morale nell’arco di un paio di settimane, potremmo dover considerare la possibilità di un consulto con uno specialista. Cerchiamo di passare più tempo con la persona, senza farla sentire sotto pressione, anche creando situazioni nelle quali possa parlare tranquillamente senza il timore di venire giudicata. Se non è d’accordo ad andare subito da un terapeuta, spieghiamogli con calma le motivazioni che ci spingono verso questa scelta, sottolineando che siete una squadra. In caso di bisogno potreste essere voi per primi a cercare aiuto, per meglio capire come regolarvi nella vostra situazione specifica.
E se siamo già consapevoli della dipendenza?
La prima cosa da fare è informarsi attentamente sulle conseguenze della dipendenza del proprio caro e creare una “rete di supporto” per voi stessi in caso aveste bisogno di aiuto nell’immediato, ci riferiamo a SERT e terapeuti (oltre che parenti e amici che possono sostenervi sul piano affettivo più che su quello pratico) e non sottovalutate l’eventuale ricorso al Pronto Soccorso in caso di forte disregolazione emotiva o di dubbi di altro tipo.
Non cedete ai ricatti riguardanti i soldi o le minacce fisiche, in questo caso valutate il ricorso agli assistenti sociali o alle forze dell’ordine, non fate un bene al soggetto in questione dandogli quello che vi chiede quando è sotto effetto di alcol, droghe o quando è in astinenza.
Siate consapevoli che ci vorrà del tempo per capire a fondo le motivazioni del vostro caro e sopratutto che non siete supereroi, non potete essere voi a salvarlo dal suo malessere, se così fosse non si sarebbe mai verificato il problema. Allo stesso tempo non accollatevi responsabilità che vi allontanerebbero dalla soluzione caricandovi di colpe inutili e anzi, spesso dannose.
Affidatevi a specialisti competenti, preferibilmente a strutture, anche pubbliche, che intervengano in équipe e che siano in grado di fornire un sostegno più strutturato e dunque più tempestivo ed efficace.

 


Pubblicato

in

da

Tag: