Figli adottivi e disturbo borderline

Durante la serata di ieri 19 gennaio, noi di Emergenza Borderline siamo stati invitati, dall’Associazione per genitori adottivi Il Filo di Arianna, a partecipare ad una serata sulle adozioni difficili intitolata “I traumi dei nostri figli e i disturbi della personalità”.
Si è scoperto infatti esserci un collegamento tra queste due situazioni: l’adozione da una parte e il disturbo di personalità dall’altra. Quella dell’adozione è un’esperienza forte che coinvolge bambini che molto spesso hanno già subito shock emotivi importanti e nonostante non sia una regola, molti di loro si trovano a dover fronteggiare, una volta cresciuti, disturbi psicologici di vario genere.
La scelta di parlare di Disturbo Borderline non è stata casuale, una coppia di genitori iscritta a questa associazione sta proprio affrontando questa problematica con la figlia e ha quindi voluto promuovere un’iniziativa che permettesse ad altri genitori o futuri genitori di essere preparati.
Erano presenti anche i dott. Raffaele Visintini e Nicolò Gaj di Ville Turro – San Raffaele di Milano e i dott. Carlo Arrigone e Luigi Campagner del Netword di Riabilitazione Psichiatrica Snodi, che gestisce le uniche comunità di minori diagnosticati borderline della Lombardia.
La nostra presenza era stata richiesta per raccontare il punto di vista di chi con questa diagnosi ha dovuto convivere, non solo per coinvolgimento sul piano affettivo ma personale e per diffondere un tipo di informazione positiva riguardo la prognosi di questa malattia.
E’ stato edificante partecipare a questo evento e per me in prima persona ha significato tanto poter dire apertamente e col sorriso che la vita può essere veramente più serena, d’altro canto sono sempre molto coinvolta con chi non riesce a vedere una luce in fondo al tunnel. Capisco l’angoscia nella quale si sentono precipitare i genitori quando non ricevono risposte o quando queste risposte non sono risolutive. Fare avanti e indietro tra ospedale e CPS dev’essere sfiancante, tra un privato e una comunità, e poi il Pronto Soccorso, la scuola, le forze dell’ordine.
Vorrei darvi qui di seguito una serie di conclusioni alle quali siamo giunti alla fine dell’incontro, che credo possano aiutarvi se questo è il vostro caso:
  1. Non date mai la comunicazione con i vostri figli per scontata, perché a volte non sanno neppure loro cosa stanno provando e perché, specialmente durante l’adolescenza.
  2. Non “ce l’hanno con voi”. Non tutti i loro atteggiamenti oppositivi sono dovuti ad una reale ostilità nei confronti della figura genitoriale.
  3. Cercate di mantenere la lucidità, andare nel panico insieme a loro non li aiuterà a sentirsi più sicuri
  4. Non giudicate il loro comportamento come se fosse sempre frutto di una scelta, il vuoto che sentono dentro è molto più forte della loro volontà.
  5. Cercate immediatamente un aiuto adeguato. Non dovete risolvere tutto da soli e il loro malessere non è frutto della vostra incompetenza ma non cadete nella sindrome della crocerossina. Uscire da un disturbo di personalità è un lavoro da equipé!
  6. La diagnosi è importante, se uno specialista prende in carico vostro figlio pretendete di dare un nome al suo malessere e fatevi spiegare nel dettaglio di cosa si tratta e come intendono trattarlo.
  7. Datevi del tempo, qualunque tipo di terapia ha bisogno di tempo per rivelare la sua efficacia.

 


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