Il soggetto borderline e la suggestione

Il soggetto borderline è altamente suggestionabile anche se nella stragrande maggioranza dei casi non lo sa. Una delle cose per le quali viene maggiormente giudicato infatti è quella di cambiare spesso idea. Il famosissimo assioma “vede tutto bianco o tutto nero” è in parte riflesso di questa condizione.

L’incapacità di mentalizzare il suo mondo emotivo lo costringe a cercare il riflesso di se stesso in chi ha di fronte e questo lo rende uno zelig, un camaleonte, perciò si adatterà naturalmente alle caratteristiche che percepisce in chi si troverà davanti.
Per semplificare: se la persona di fronte a lui sarà un professore tenderà a trasformarsi in un perfetto alunno se davanti a sé avrà un panettiere in un perfetto cuoco.
Ma se questo è vero perché i soggetti borderline hanno un alto tasso di abbandono agli studi e non riescono a tenersi un lavoro? La risposta è più semplice di quanto si possa pensare ma non si riesce ad immaginarla se non viene rivelata. Quando ci si trasforma nella persona ideale per l’altro (professore, panettiere etc.) si paga un prezzo emotivo altissimo che il borderline non immaginava di dover pagare e essendo scoperto di forte alle aspettative altrui, quando si accorge di essere sotto pressione, la sua finta identità di sgretola. Deve scappare.
Non è una cosa che fa di proposito, anzi – non è in grado di capire quello che accade e perché è destinato a ripetere lo stesso schema ancora e ancora e ancora – e con sua infinita frustrazione subirà nuovamente i sensi di colpa che ne derivano e che di li a breve innescheranno probabilmente una crisi.
Il dolore che queste persone sentono dentro è così forte perché non sono assolutamente preparate a riconoscere il fatto che quelle aspettative deluse non sono le loro! Il mondo nel quale sono immersi è così impersonale sotto molti punti di vista, da causare un vuoto che hanno necessità di riempire a tutti i costi: rischiando anche di accompagnarsi a figure inadatte a stargli accanto.
Il funzionamento è più o meno questo:
Non so chi sono → Sento un forte vuoto che ho bisogno di riempire → Non so come → Crisi
Per evitare la crisi il borderline farebbe qualsiasi cosa ma purtroppo qualunque cosa faccia non riesce a risolvere il problema fino in fondo. Quando i comportamenti disfunzionali non riescono più a placare il bisogno emotivo, hanno bisogno di chiedere aiuto, necessitano di qualcuno che contenga il loro dolore: non che lo viva al posto loro ma che lo porti via da loro. Se trovano una persona sembra adeguata a rispondere alle loro necessità gliene sono grati al punto da idealizzarla e il meccanismo suggestivo si nutre proprio di questo.
Se questo essere è così perfetto da sapere come stare al mondo e io riesco a farmi amare da lui starò bene“. Il giudizio sulla persona è molto arbitrario perché si basa solo su un’impressione sommaria, il borderline infatti vive in un’instabilità tale da non riuscire a valutare chi ha di fronte lucidamente, se non per sommi capi e sopratutto non riesce a tollerare l’errore.
Il dottor Fonagy, uno dei massimi esperti di BPD a livello mondiale, ad una lezione tenuta all’Università ebraica di Gerusalemme ha spiegato chiaramente che su un asse ideale ai cui estremi ci sono il comportamento “Implicito – Automatico – Inconscio – Immediato” e dall’altro lato un comportamento “Esplicito – Controllato – Conscio – Riflessivo” il funzionamento della persona borderline pende tutto, naturalmente dalla prima parte.
Quello che ne deriva è la concreta impossibilità di pensare al pensiero “quello che notiamo di loro – dice Fonagy – è che sono spesso impulsivi, fanno rapide ipotesi sugli altri e sui loro sentimenti; le ipotesi non sono ragionate o provate. Arrivano rapidamente ad una conclusione.”
Fra l’emozione/sentito e la conclusione/azione non si può inserire il pensiero a fare da cuscinetto e da questo deriva la necessità di appoggiarsi al pensiero, all’esempio, alla rassicurazione altrui. Ecco spiegato, almeno in parte, il bisogno di fidarsi, sopratutto di chi ostenta sicurezza. D’altro canto questo bisogno comporta degli evidenti rischi.
Ribadiamo che tutti questi atteggiamenti non sono vere e proprie scelte perché alla base c’è un’urgenza, non un solido ragionamento, non ne hanno colpa, non cercano qualcuno da vampirizzare ma solo un porto sicuro, una sicurezza che li rende soggetti alla suggestione di chi li ama e cerca di stargli accanto ma anche di chiunque altro possa entrare, anche di striscio, nella loro vita. Chi soffre di BPD infatti cerca solo di sopravvivere ad un bruciante dolore emotivo.
Fonagy prosegue dicendo: “la loro capacità di mentalizzare non è in equilibrio, sono più concentrati su quello che succede fuori da loro che su quello accade dentro di loro. Questo squilibrio li lascia insicuri sulle loro stesse idee, cercano continuamente delle rassicurazioni dall’esterno sui loro stessi pensieri e sentimenti.” È importante che le persone che vivono con loro, che li conoscono e costituiscono il loro nucleo familiare e sociale siano coscienti di questo loro funzionamento, che non li facciano sentire in colpa per questo ma sopratutto che non si lascino coinvolgere dalla loro altalena emotiva. Tutte le loro [della famiglia] risposte emotive estreme infatti, confermeranno all’individuo borderline un senso di forte disregolazione e imminente pericolo.
“In termini di polarità fra emotività e cognizione, – conclude Fonagy – è con la seconda che riscontrano maggiori difficoltà e di conseguenza vivono estrema disregolazione emotiva perché appunto le capacità cognitive non sono in grado di fornire la regolazione emotiva necessaria. Per capire una persona con questa diagnosi c’è bisogno di comprendere che il loro sentire non è come il nostro, sempre riequilibrato dalle nostre capacità cognitive. Il loro arriva immediato perché non c’è un contesto, finiscono per catrastofizzare, perché quelle sensazioni senza un contesto risultano come un disastro. Un terribile disastro. Empatizzare con questo aspetto e tenerlo a mente è molto importante.”

 


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