Pronto Soccorso e disturbo borderline

Cosa fare in caso di emergenza? Ci arrivano molte richieste a questo proposito, del resto il disturbo borderline gira proprio intorno a questo: un’urgenza continua. Molte sono le strategie possibili per tenere sotto controllo la disregolazione emotiva ma in alcune occasioni potrebbero non bastare e questo per diversi motivi: mancanza di supporto psicologico, di una terapia farmacologica adeguata, inizio di un nuovo percorso terapeutico, difficoltà in ambito familiare ma anche momenti oggettivamente critici che per una persona già provata dal disturbo diventano ingestibili.
In questi casi la soluzione è solo una: recarsi al Pronto Soccorso.
Di primo acchito, la prospettiva potrebbe non piacere sia a chi è soggetto alla crisi che alla famiglia pensare di dover ricorrere all’ospedale sembrerebbe eccessivo, ma perché non usare questo strumento? Chi soffre di disagio mentale ha gli stessi diritti alla salute di chiunque altro e tra questi c’è anche quello di usufruire del Pronto Soccorso. I medici che troverete in regime ospedaliero sono preparati a far fronte ad ogni tipo di esigenza, sapranno valutare i sintomi e la loro gravità volta per volta e in breve tempo potranno decidere di somministrare dei farmaci anche alla luce dell’eventuale terapia in corso.
Come approcciare l’emergenza
Come detto più volte nei nostri post, chi soffre di DBP vive una condizione di forte scissione che rende difficilissima la gestione delle emozioni. Questo si traduce nelle crisi di cui stiamo parlando, quelle in cui il soggetto, nella speranza di abbassare la soglia della sofferenza mette in atto comportamenti disfunzionali e tendenzialmente pericolosi per la sua incolumità.
Se vi rendete conto che una persona a voi vicina, un vostro caro, sta entrando in una fase di forte crisi mantenete prima di tutto la calma e in maniera equilibrata ma decisa suggeritegli di andare insieme al Pronto Soccorso. Durante il tragitto potrebbe stare meglio oppure la crisi si potrebbe intensificare, in ogni caso portatelo in ospedale e all’arrivo date a medici e infermieri informazioni chiare sul disturbo che gli è stato diagnosticato, quando è stata fatta la diagnosi, se è seguito o meno da uno psicoterapeuta, se ha terapia farmacologica, se la segue regolarmente e da quanto tempo. Cercate di infondere sicurezza nel vostro caro per dimostrargli che non c’è niente da temere.
L’attesa in ospedale
Potrebbe volerci un po’ di tempo, da quando la persona che avete accompagnato verrà visitata e quando verrà dimessa. I dottori potrebbero suggerirvi di rimanere qualche tempo in sala d’attesa mentre i farmaci fanno effetto. Ingannate l’attesa cercando entrambi di distrarvi, l’adrenalina calerà pian piano e con lei la tensione che l’accompagna. Giocare col cellulare, fare una telefonata, prendere insieme un caffè, per ognuno c’è un’attività diversa, trovatela insieme va benissimo anche sedersi e addormentarsi l’uno accanto all’altra, non esiste “giusto” o “sbagliato”.
Se poi la persona in questione si sente meglio e manifesta la voglia di tornare a casa, ditelo pure all’infermiere di turno e congedatevi.
Il rientro a casa
Conviene che siate voi a guidare anche per permettere all’altro di riposare, stessa cosa potrebbe accadere una volta arrivati, il vostro caro potrebbe essere stanco. Mentre lui si riposa prendetevi del tempo per voi, per recuperare lucidità concedetevi un po’ di riposo o qualcos’altro che vi faccia staccare i pensieri: un po’ di tv, una doccia, un caffè, l’importante è che vi prendiate cura anche di voi stessi.
Quando capiterà di riparlare di quel che è successo, cercate di rassicurarlo del fatto che andare in Pronto Soccorso per una crisi di questo tipo è più comune di quanto si pensi e che imparare a gestire il disturbo è una cosa possibile anche se con tempistiche medio-lunghe e che il vostro sostegno non verrà a mancare.

 


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