9 spunti riflessione psicoterapia successo

9 spunti di riflessione per una psicoterapia di successo!

La psicoterapia è un investimento di tempo, soldi ed è pure faticosa. Ovviamente vogliamo che funzioni ma spesso e volentieri ci mancano delle informazioni fondamentali. In questo post condivido 9 spunti di riflessione per una psicoterapia di successo: 3 tue responsabilità, 3 cose da sapere e 3 consigli. Per esempio hai considerato che il lavoro non lo fa solo lo psicoterapeuta?

Un 50% del successo della psicoterapia è a carico del paziente, se ignori questo passaggio è possibile che continui a boicottare inconsapevolmente i tuoi percorsi. Se invece ne sei consapevole sei già un bel passo avanti.

Tre responsabilità del paziente

Iniziamo questa carrellata di 9 spunti di riflessione per una psicoterapia di successo con i primi 3 che ti vedono coinvolt* in prima persona.

Iniziare solo quando si è pronti

Sembra scontato ma lo dico lo stesso: chi inizia la psicoterapia solo perché è spinto da qualcun’altro molto probabilmente mollerà in fretta. Genitori, parenti, fidanzati, amici: siete avvertiti! È inutile pressare in questo senso perché se poi la psicoterapia va male vi sentirete solo dire “te l’avevo detto” e avrete creato un precedente negativo difficilissimo da rimpiazzare.

Vi consiglio la lettura di questo post sul rifiuto della terapia.

Aderire al patto terapeutico

Anche qui, quanti hanno sentito questa definizione? Sempre troppo pochi. Quando si varca la soglia dello psicocoso lo si fa con delle intenzioni e si prendono degli accordi. Quanto pago, dove mi reco, ogni quanto vado, quanto dura la seduta sono tutti criteri sui quali si concorda prima di cominciare.

In determinati casi si aggiungono altre voci tipo:

  • quante sedute si possono saltare?
  • cosa succede se le salto?
  • devo essere sobrio prima di cominciare?
  • non posso fare uso di sostanze mentre sono in psicoterapia,
  • non posso frequentare i compagni della terapia di gruppo,
  • posso chiamare al di fuori dell’orario della seduta?

Essere completamente onesti

Come direbbe mia nonna, quando sei dallo psicocoso sei in camera caritatis cioè in un posto dove nessuno ti sente a parte lui. Come se fossi in confessionale in pratica. Il terapeuta non ti sputtana e non ti giudica: lo paghi per ascoltarti e per aiutarti! Se però ometti delle parti per vergogna o per paura non stai solo privando lui di un’informazione, stai privando te stess* di uno strumento.

Tre cose da sapere

Proseguo con 3 cose che io stessa avrei voluto sapere prima della mia prima esperienza e che ho e sto continuando ad approfondire nel mio percorso di studio.

Sei il primo responsabile della tua salute

Un vecchio approccio al tema della salute – sia fisica che mentale – è quello biomedico cioè che l’unico che ci capisce qualcosa della nostra salute è il medico/il professionista sanitario quindi noi dobbiamo fare quello che dice. PUNTO. Credere in questa cosa ha due conseguenze:

  1. deresponsabilizza te
  2. iper-responsabilizza loro.

Quali sono le conseguenze? Che se i professionisti non risolvono i nostri problemi è colpa loro. Chi danneggia? TU. Chi ci perde di più? Trai le tue conclusioni.

L’approccio attualmente sdoganato è quello biopsicosociale. In pratica: la malattia non è banalizzata, come se fosse una sfiga che ci tocca a caso ma è conseguenza di 3 fattori: biologico, psicologico e sociale. La parte figa è che si può intervenire su tutti e tre. Sta a te scegliere se e quando farlo, per il come c’è il professionista.

L’alleanza terapeutica è importante

Ecco un altro aspetto al pari del patto terapeutico, sistematicamente ignorato. L’ho messo qui perché un’alleanza terapeutica si crea:

  1. se sei convint* e
  2. se sei decis* a prenderti la responsabilità di farne parte.

La convinzione è importante perché con il professionista al quale ti sei rivolt* potrebbe non scattare la scintilla. Questo non significa che la psicoterapia non funziona ma che non funzionavate voi due insieme! Se un professionista non va bene, si cambia.

Il prendersi una responsabilità è importante perché nel corso del rapporto con il professionista sono fisiologici gli alti e bassi, proprio come in qualsiasi altro rapporto di lunga durata. Se ad un certo punto ti trovi a svalutarlo, glielo devi dire: sia perché devi essere onest* (vedi sopra) sia perché hai scelto di prenderti una responsabilità.

Vabbé quindi sono legat* a vita al terapeuta? Ovvio che no, ma immagino che vorrai arrivare a capire come smontare certe dinamiche, se non lo dici e non ti prendi la briga di arrivare fino in fondo come risolvi?

Puoi mollare il terapeuta se non va bene

La psicoterapia può finire perché è arrivata al suo naturale compimento oppure perché ad un certo punto ti rendi conto che non il tuo psicocoso non va. Ripeto che lo stai pagando per farti aiutare, se l’aiuto non va a buon fine si deve chiudere.

Questo non significa fare i cafoni e non presentarsi più di punto in bianco, significa essere maturi e consapevoli, coinvolgere il professionista per essere sicuri che non sia una fisiologica svalutazione del percorso e, in caso non fosse questo, dire ‘grazie ma arrivederci’.

Tre consigli per chiudere in bellezza

Chiudiamo questa carrellata di 9 spunti di riflessione per una psicoterapia di successo con gli ultimi 3 consigli “aperti”, quelli che cioè dovrebbero far parte del patrimonio comune.

Non è come “prendere un caffè con l’amico mio”

È vero, a volte in psicoterapia ci vengono detto cose che sembrano semplice buon senso o cose che ci sono state dette in altri contesti ma ragà, non significa che ‘siamo tutti un po’ psicologi’. La capacità di ascolto del terapeuta non è quella del nostro contesto sociale, per esempio il terapeuta è allenato a non proiettare i suoi casini sul paziente.

A me capita regolarmente quando sono al telefono con mia madre, mi dice un sacco di cose sensate che potrebbe avermi detto anche la terapeuta ma proietta tutta la sua vita su di me costantemente. Cioè: per rispondere ad una mia esigenza pesca dalla sua esperienza. Si capisce perché non può funzionare? Perché gli esseri umani non sono copie carbone l’uno dell’altra.

Gli psicocosi che lavorano nel pubblico sono bravi al pari dei privati!

Anzi, passando attraverso il Servizio Sanitario Nazionale siete maggiormente tutelati: devono aprirvi una cartella clinica per esempio, negli ospedali universitari inoltre la ricerca è costante, sono super aggiornati. In più, molto spesso gli psicocosi che lavorano in studio, lavorando anche nel pubblico.

La psicoterapia va bene anche per gli altri

Mi rivolgo di nuovo ai genitori, i parenti, i fidanzati, gli amici ecc. se la persona che, secondo voi, vi crea il problema, non vuole andare in analisi, andateci voi.

Date il buon esempio, non fate passare il messaggio che lo state mandando in autofficina come una macchina rotta. Gli psicoterapeuti vanno bene per aiutare a gestire i problemi sia che siano dovuti a cause interne che esterne (ricordate l’approccio biopsicosociale), perciò se volete una soluzione siatene parte!

In conclusione, il paziente ha un sacco di potere all’interno della relazione con lo psicocoso e esserne consapevoli significa guidare in due. La psicoterapia funziona è scientificamente provato, per far sì che funzioni anche per te devi essere pront* a metterti in gioco, essere onest* e accettare delle responsabilità: anche quella di mandarla all’aria.


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2 risposte a “9 spunti di riflessione per una psicoterapia di successo!”

  1. Avatar Luciana Bergamo
    Luciana Bergamo

    Io sono la mamma di una ragazza affetta da questo disturbo. È dura la vita con lei è pressoché impossibile. Ha frequentato diversi psicoterapeuti ma dopo un po’ non ne voleva più sapere. Lei non vuol sentir parlare del suo passato. Io sono d’accordo,il passato è morto non esiste più. Io credo sia estremamente difficile trovare un buon psicoterapeuta
    Ho letto diversi libri del prof. Raffaele Morelli. Leggo Riza, ma dovessi possono trovare psicoterapeuti come loro. Loro non guardano al passato ma all’interno del paziente, all’anima

    1. Avatar Redazione
      Redazione

      Ciao Luciana, mi dispiace molto che non abbiate ancora trovato il terapeuta adatto a tua figlia. Questo non significa assolutamente che non ce ne siano perciò non arrendetevi. Un consiglio personale: non fatevi convincere della bontà di un terapeuta solo perché è noto e perché avete letto dei libri o delle riviste che per forza di cose devono rimanere sul vago. Ogni persona è un universo a sé, un libro non sarà mai sufficiente a capire. La cosa importante non è solo la preparazione dell* specialista ma anche il rapporto che si viene a creare. In bocca al lupo.