Identità frammentata e disturbo borderline di personalità vanno a braccetto. Ma è chiaro cos’è l’identità? Seguimi e con un po’ di fortuna riuscirò a rispondere alle tue domande.
“L’identità è l’insieme delle nostre esperienze di vita e il senso che gli attribuiamo” (cit. dalla mia terapeuta). Se ti piacciono le frasi chiave tanto quanto a me, questa puoi scrivertela sul diario, su un post-it, farci un quadretto: è top! Ti apre una finestra su tutto quello che sei.
Le premesse dell’identità
Quella sull’identità è una domanda da un milione di euro e ce la poniamo diverse volte nel corso della vita. Per alcuni si tratta di una curiosità per altri diventa un tarlo, se soffri di un disturbo di personalità è una questione di vita o di morte (purtroppo). Si stima che il 30% dei suicidi si verifichi tra persone con un disturbo di personalità e di questi il 10% sono borderline (Oldaham, 2006).
Per iniziare questo viaggio con tutti i crismi però partiamo da un presupposto: l’identità non sei solo tu. È vero che la vita inizia quando vieni al mondo, è anche vero però che alcune cose le erediti (per esempio una parte di PIL… ma questa è un’altra storia), mi riferisco a:
- il luogo in cui nasci,
- i tuoi genitori,
- la condizione socio-economica,
- l’apparato riproduttivo che definisce il sesso biologico.
Su ognuna di queste cose non hai alcun potere per un bel pezzo della tua vita ma ‘loro’ ne hanno molta sulla tua. Il luogo in cui vieni al mondo porta con sé una cultura di appartenenza che comprende per esempio le cure prenatali, come viene seguito il parto, come vengono cresciuti i figli e le figlie, l’alimentazione.
La condizione socio-economica influenza il DNA, se nasci povero da genitori poveri un 10% del tuo patrimonio genetico sarà influenzato dall’aver sperimentato le privazione tipiche della povertà (Koning Beals, 2019).
Ci sono poi una serie di fattori ambientali sui quali si può esercitare un qualche genere di controllo:
- la sottocultura a cui decidi di appartenere,
- i tuoi passatempi,
- l’istruzione,
- il lavoro,
- i mezzi di comunicazione.
L’identità frammentata
Significa non sapere chi sei al punto da avere bisogno della vicinanza dell’altro per vedere il tuo riflesso dentro i suoi occhi. Non è solo una frase poetica, è stata la mia vita fin quando non mi sono trasferita a Milano. Quando sono andata a vivere da sola per davvero, senza nessuna conoscenza significativa, senza posti del cuore: mi sono persa. Sono rimasta veramente sola con me stessa e non sapevo con chi stavo parlando.
Leggi questo post sul disturbo borderline e la suggestionabilità.
Sono arrivata a chiedere a perfetti sconosciuti di dormire sul divano di casa loro per non rimanere sola con me stessa. Non è esattamente quello che ci si aspetterebbe da una segretaria che lavora in una grande università (il mio lavoro all’epoca), o di una laureata che ha vissuto un anno in Egitto, o di una assistente ai costumi che aveva già calcato il set di tre grossi film cinematografici.
Chi sono io e cos’è l’identità in questo caso non sono domande accessorie, dalla risposta dipendeno il nostro benessere o malessere.
Quando si forma l’identità?
Se quello che la mia psicocosa mi ha detto è vero allora l’identità nasce insieme a noi quindi non si trova ma si costruisce. Ogni evento, conoscenza, esperienza contribuisce a darle forma.
Erik Erikson, lo psicologo ha ragionato su questo punto a lungo e elaborato delle teorie fighissime che non capisco perché non le insegnano a scuola per quanto sono fighe!
Le domande: “chi sono io”, “cosa mi rende speciale?” ecc. sono alla base dell’evoluzione dell’identità personale. Da bambini i genitori e il modo in cui ci educano rispondono agli interrogativi. […] I bambini che ricevono una buona educazione maturano un senso positivo dell’identità, che nutrirà la fiducia in se stessi e l’autostima”
Hemmings, 2019
La citazione è dal libro Come funziona la psicologia che è molto ben fatto e se la materia via piace potete trovare un sacco di spunti interessanti.
Ho scelto questo passaggio perché chiarisce il motivo delle ‘crisi’ adolescenziali – che è un argomento ‘caldo’ per tutti i genitori. In sostanza più cresciamo come individui e meno bastano le spiegazioni degli altri perché vogliamo le nostre.
Abbiamo bisogno di sentire che quello che pensiamo di noi stessi è sufficiente a nutrire la nostra autostima e se non riusciamo soffriamo perché il sostegno degli altri non basta comunque a farci stare bene con noi stessi.
Quando iniziamo a sviluppare il “senso dell’identità”?
Alla fine dell’adolescenza, quando bisogna scegliere cosa essere nella vita, come contribuire alla società. Secondo James Marcia l’identità si sviluppa risolvendo i periodi critici, analizzando le nostre scelte e decidendo cosa mettere nella nostra cassetta degli attrezzi per affrontare il futuro.
In sostanza: quando ci capita qualcosa, grande o piccola che sia, mettiamo in atto dei comportamenti che possono rivelarsi efficaci o meno, che riutilizzeremo oppure no. Questo forma la nostra identità.
Lo psicologo ha sviluppato una propria teoria, legata a doppio nodo alla scelta professionale, secondo cui gli stati di evoluzione identitaria sarebbero quattro:
- Diffusione – quando l’adolescente non ha ancora sviluppato interesse per il concetto dell’identità, non c’è reale sperimentazione.
- Blocco – quando si adotta prematuramente un’identità proposta dall’esterno senza aver ancora esplorato la propria.
- Moratoria – quando l’adolescente è interessato e sta esplorando attivamente il concetto di identità.
- Identità realizzata – quando l’esplorazione è arrivata al punto di tradursi in un’identità che da quel momento in avanti arricchendosi.
Ma perché è così difficile?
Ti dico quello che ho capito io. Un pezzo importante nella creazione della propria identità è fare una scelta sul proprio progetto di vita. Voglio fare il ballerino, voglio essere una scrittrice, voglio imparare a restaurare mobili eccetera eccetera.
Quando però si sceglie una strada se ne abbandonano delle altre e se a questo aggiungiamo che non è detto che le nostre scelte siano approvate dall’esterno allora la faccenda si complica. Quando ci si rende conto che qualcosa che sentiamo ‘nostro’ non è capito e validato iniziamo a metterlo in discussione.
Posso sopportare la fatica di fare quello che vorrei anche senza l’approvazione di chi amo? Ecco dove ci si blocca. In fondo l’uomo è un essere sociale e trovare il giusto equilibrio tra individualità e gruppalità richiede uno sforzo continuo.
Come faccio a capire chi sono?
È ovvio che nessuno ha la vera risposta a questa domanda e per mia natura aborro santoni, guru e compagnia bella! Però, non credo che per il solo fatto di non poter dare una soluzione bell’e pronta allora non si possano dare quantomeno delle indicazioni.
L’identità è quello spazio che si crea quando chi sei, chi vorresti essere e quello che gli altri pensano di te dialogano. Non deve accadere in un momento, anzi! È un percorso che andrà avanti per la vita ma è giusto ed efficiente che sia così.
Quello che bisogna tenere a mente è che il concetto di identità non è nulla se separato dal concetto di autostima cioè: quanto ci valutiamo. Abraham Maslow ha creato questa piramide che, dal basso verso l’alto, ci da un’idea di come funzioni la scalata verso l’auto-realizzazione.
Se i tuoi bisogni primari sono già esauditi puoi occuparti di lavorare sugli altri perché in sostanza stai creando dei livelli che, se solidi, sosterranno gli altri. Ti lascio alcuni specifici suggerimenti da adottare ogni giorni, fallo per 21 giorni e li avrai trasformati (si spera) in abitudini:
- Non paragonarti a nessuno: ok avere delle figure di riferimento ma non sarai mai loro e loro non saranno mai te. Ti esporresti solo ad una continua frustrazione.
- Accetta di sbagliare: il percorso non è giusto se è perfetto, è giusto se procede! In avanti o indietro è secondario. Un passo indietro potrebbe essere una rincorsa.
- Fidati di te quando stai bene: me lo ripeteva sempre mio marito. Non prendere decisioni importanti nei momenti di crisi è saggio, perché in quei casi non si riesce ad essere lucidi. Fai sempre un doppio test dei tuoi propositi quando ti senti di nuovo meglio.
Ricapitolando: l’identità si trova costruendola ed è l’insieme di quello che siamo, di quello che vorremmo essere e di come ci considerano gli altri. È legata a doppio nodo all’autovalutazione di noi e delle esperienze che abbiamo vissuto; è uno splendido viaggio da fare sia soli che in compagnia per tutto il corso della nostra vita.
Bibliografia:
Hemmings, J. (2019). Come funziona la psicologia. Milano: Gribaudo
Koning Beals, R. (2019, Aprile 11). The effects of being poor can literally alter the human genes, study finds.
Oldaham, J.M. (2006, Gennaio). Borderline Personality Disorder and Suicidality.