Il fatto che negli USA molti Stati abbiano legalizzato l’uso della marijuana a scopi terapeutici, ha aperto un dibattito anche nel vecchio continente. Le domande sono tante, meno le risposte e i ricercatori lavorano a ritmo sostenuto – dopotutto la marijuana è stata utilizzata come pianta medicinale per migliaia di anni. Ogni farmaco però ha una sua specifica area di intervento e delle controindicazioni, se da un lato esistono prove pressochè definitive della sua efficacia nel trattamento del dolore cronico, della nausea e del vomito indotti da chemioterapia e della sintomatologia della sclerosi multipla, non ne esistono altrettante a supporto dell’uso di cannabinoidi in ambito psichiatrico1, quello che a noi interessa.
La domanda
Buongiorno, sono il papà di una ragazza borderline di 16 anni, in cura costante presso la locale neuropsichiatria. Grossi passi avanti sono stati fatti, soprattutto in termini di consapevolezza e accettazione di se ma fra le molte questioni ve ne è una rilevante su cui trovo difficoltà nel reperire sia informazioni che supporto pratico: si tratta delle dipendenze, nel suo caso quella da cannabis. Sta diventando un problema serio, entrambi ne siamo consapevoli ma con tutta la buona volontà non riusciamo neppure a scalfire il problema. Lei sostiene che in qualche modo la sostanza la stabilizza, ma superando le 8 /10 assunzioni giornaliere ho paura degli effetti collaterali.
I vari centri destinati alla disintossicazione rispondono che: si tratta di una sostanza classificata tra le meno dannose, che si tratta di una malata psichica oltre che minorenne quindi sono molto riluttanti a farsene carico e che comunque lo farebbero solo in caso di segnalazione diretta dalle forze dell’ordine. Le domande che mi pongo sono queste: esistono studi circa l’applicazione della cannabis a scopo terapeutico per questo tipo di patologia? Come possiamo affrontare il tema delle dipendenze con questi soggetti? (Alberto, Imperia)
Ringraziamo prima di tutto Alberto (del quale sono stati cambiati i dati per questioni di privacy) per il messaggio in origine molto più lungo che abbiamo dovuto tagliare e al quale speriamo di rispondere almeno parzialmente. Cominciamo col dire che per ora in letteratura scientifica non esistono studi di utilizzo di cannabis e/o cannabinoidi a scopo terapeutico sul disturbo borderline di personalità ma su PTSD – disturbo da stress post-traumatico e con esiti ancora parziali ma lo vedremo tra un momento.
Uso della cannabis e rischi per gli adolescenti
C’è differenza se a fare uso di marijuana è un adulto o un adolescente, un po’ come succede quando bisogna dare dei medicinali ai bambini e ci si raccomanda di non fare di testa propria ma di affidarsi al pediatra. Un recente studio pubblicato su Schizophrenia Bulletin ha dimostrato come negli adolescenti, che non hanno ancora completato lo sviluppo cerebrale, è sufficiente un uso di 2 o 3 volte a settimana per far innalzare il rischio di ipomania all’età di 22, 23 anni a prescindere dalla storia del ragazzo cioè se abbia subito traumi o meno2.
Un’altra importante considerazione da fare è che negli studi dei quali stiamo parlando la somministrazione di cannabis è controllata: si utilizzano infatti preparazioni a base di cannabinoidi sintetici3, non si fuma come di solito accade nell’uso ricreativo giacché concentrazione e distribuzione dei principi attivi cambia a seconda della pianta.
Un altro rischio è quello dell’esordio psicotico, che si può verificare anche nell’adulto, per evitare questa evenienza è decisivo attenersi alla posologia indicata dal medico curante. L’uso di cannabis infatti si traduce facilmente in dipendenza, il paziente non si rende conto di quanto faccia male esagerare e in una percentuale molto alta (37%) chi ha sperimentato una prima crisi psicotica ha una ricaduta in seguito4.
Se si comincia a fare uso di cannabis prima dei 15 anni inoltre si sperimentano problemi di insonnia mentre per gli adulti ci sono prove moderate che sia utile a migliorare la qualità del sonno specialmente nel caso in cui si soffra di apnee notturne.
Lo stato dell’arte
Al momento come dicevamo, si studia tanto e sopratutto si verificano i risultati fin’ora ottenuti. Riprendendo il discorso riguardo il PTSD per esempio ci sono dei dati interessanti che sembrano confermare l’utilità dei cannabinoidi sintetici nel tenere a bada i sintomi ma sono stati confermati solo sui ratti e non sono stati ancora attivati trial clinici, d’altro canto le osservazioni su 2,276 veterani americani dicono l’esatto opposto cioè che chi fa uso di marijuana ha una sintomatologia molto più invalidante che si riduceva però smettendo l’assunzione.
Per chi ha avuto diagnosi di disturbo bipolare è stato riscontrato un netto peggioramento delle crisi maniacali o dei sintomi depressivi a seconda della persona.
L’abuso di marijuana sembra ridurre la corteccia orbitofrontale ma incrementare i collegamenti neuronali, come se il cervello cercasse di compensare la diminuzione di materia grigia. Ci sono ripercussioni anche sulla memoria specialmente in chi ha iniziato a farne uso in adolescenza.
Conclusioni
È stata riscontrata un’associazione fra l’uso massiccio di cannabis e lo sviluppo di psicosi, inclusa la schizofrenia per quest’ultima esistono prove sostanziali.
Manca l’associazione fra uso di cannabis e un incrementato rischio di depressione, ansia e PTSD.
C’è evidenza di un peggioramento della sintomatologia bipolare e dell’incremento di pensieri suicidari se il consumo è quotidiano o comunque importante.
Sembrano esserci risultati incoraggianti per quanto riguarda la depressione stress correlata anche se pure in questo caso i test sono stati condotti solo su animali e si attende che partano i trial sugli uomini.
Interessante anche un recente studio sull’Alzheimer, pare infatti che iniettare THC nelle cellule malate corrisponda ad un abbassamento dei livelli di beta amiloide e migliora le funzioni mitocondriali della cellula generando più energia.
1National Academies of Sciences, Engeneering and Medicine (NASEM) The Health Effects of Cannabis and Cannbinoids: The Current State of Evidence and Raccomandation for Research. Washington, DC: The National Academies Press. http://www.nationalacademies.org/health-effects-of-cannabis-and-cannabinoids.aspx
2Marwaha S, Winsper C, Bebbington P, Smith D. Cannabis use and hypomania in young people: a prospective analysis. https://academic.oup.com/schizophreniabulletin/advance-article/doi/10.1093/schbul/sbx158/4668709
3Ben Amar M, Cannabinoids in medicine a review of their therapeuticpotential in Journal of Ethnopharmacology http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?doi=10.1.1.180.308&rep=rep1&type=pdf
4Schoeler T, Petros N, Di Forti M, et al. Poor medication adherence and risck of relapse associated with continued cannbis use in patiens with first-episode psychosis: a prospective analysis. Lancet psychiatry http://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(17)30233-X/fulltext
Commenti
2 risposte a “Cannabis in psichiatria: a che punto siamo”
buongiorno, la marijuana legale a basso contenuto di thc e alto cbd, utilizzata con cautela, puo’ aiutare mia figlia 28enne nel suo disturbo borderline, insieme alla terapia farmacologica e psicologica?
grazie
Buongiorno Valter, grazie per la domanda. Non essendo terapeuti abbiamo girato la domanda ad alcuni nostri contatti, sono stati tutti concordi nel dire che l’uso di cannabis di alcun genere non si può considerare un supporto alla terapia psicologica e farmacologica. Buona giornata!