Come comunicare la diagnosi di disturbo borderline

Con questo post affronto un tema che tocca quasi tutti quelli che hanno ricevuto una diagnosi psicologica o psichiatrica cioè: che penseranno di me se sanno che…?

Mi piacerebbe tanto poterti dire che comunicare la diagnosi di disturbo borderline significherà trovare persone che sapranno che non è una scelta e che ti staranno vicino fino al ritrovamento del tuo equilibrio ma mentirei. Non siamo tutti pronti a impegnarci, a metterci in discussione o anche solo ad ascoltare.

Il disturbo mentale fa ancora paura.

Nell’epoca in cui sembrano non esserci più tabù questo ancora resiste. Comunicare la diagnosi di disturbo borderline spaventa perché rimescola le carte, ci fa sentire meno padroni di noi stessi, più imprevedibili e quindi insicuri.

Il primo consiglio che mi sentirei di dare è quello di fare più domande possibile allo specialista che ti ha restituito la diagnosi e ricorda sempre che ricevere una diagnosi chiara è il primo passo verso il recupero. Se hai trovato uno di quei terapeuti che dice che per il disturbo borderline non si può fare niente: cambia terapeuta. Vuol dire che non è aggiornato.

Se vuoi approfondire leggi questa mia intervista al prof. Cesare Maffei.

Sì ok ma cosa dico a casa, a scuola, agli amici, sul lavoro?

Non è facile scegliere le parole giuste me ne rendo conto, sopratutto nel caso in cui tu sappia che le persone in questione non saranno accoglienti. Provare vergogna è molto frequente, ci sembra di avere una qualche responsabilità, è facile credere che in qualche modo lo facciamo apposta ma fidatevi, il disturbo è molto più complesso di così.

Parlare della diagnosi borderline a casa.

Se sei minorenne i tuoi genitori saranno stati probabilmente informati dal neuropsichiatra o dallo psicologo della diagnosi ma ne sanno tanto quanto te. Puoi suggerirgli di contattare il NEA.BPD Italia, che organizza gruppi per familiari di persone con disturbo borderline, insegnandogli come starti vicino.

Se sei maggiorenne puoi prenderti il tempo di scegliere la persona giusta con la quale aprirti. Tornando a quale pragrafo più su, chiedi più informazioni possibili, così saprai come rispondere almeno a qualche domanda basilare. Anche tu puoi consigliare i gruppi Family Connections del NEA.BPD Italia.

È provato che un contesto preparato ad accompagnarti nel percorso, renderà la terapia molto più rapida ed efficace (Ng, Bourke, & Grenyer, 2016).

Come comunicare la diagnosi borderline a scuola o sul lavoro?

Se hai una diagnosi fatti comunque fare un certificato. Se sei ancora a scuola comunica la diagnosi borderline al coordinatore di classe e mettilo a parte della tua situazione. In questo modo potranno riconoscerti un BES (Bisogni Educativi Speciali) e quindi redarre un PDP (Piano Didattico Personalizzato).

Il PDP è redatto dal coordinatore di classe in collaborazione con gli altri docenti e deve essere firmato da tutti i professori e dallo studente (se maggiorenne) o dai genitori (se minorenne) e una copia rimane sia a voi che alla scuola. Controllate poi che i criteri vengano rispettati da ogni insegnante perché se questo non accade, in caso di bocciatura, potete impugnarlo e fare ricorso.

Se lavori in un’azienda andate a parlare con l’HR, hanno il dovere di rispettare la privacy ma anche di metteryi in condizione di lavorare con delle agevolazioni. Un esempio? Dare del tempo in più, magari in pausa pranzo, per andare a terapia oppure evitare i turni di notte.

Il terapeuta potrebbe ritenere che sia il caso di intraprendere il percorso per ottenere l’invalidità. Non avere paura, è reversibile! Potrai farne a meno quando sarai in grado di sopportare maggiore stress ma nel frattempo avrai accesso alle categorie protette.

Aprirsi con gli amici sulla diagnosi borderline.

Questa può essere molto difficile. Spesso mi arrivano email o messaggi su Instagram nei quali mi raccontate che gli amici spariscono. Il disturbo borderline è un disturbo delle relazioni dopotutto, è normale che le maggiori difficoltà si riscontrino nella sfera privata. Conosco border bravissimi sul posto di lavoro ma che sono un disatro in coppia o in amicizia.

Anche in questo caso puoi iniziare parlando con un amico, spiegandogli che la cosa è nuova anche per te e non sai dove ti porterà. Chiedigli se è dispost* a starti accanto e se poi mettilo a conoscenza di come va il percorso e di quello che impari sul tuo funzionamento. Non hai idea di quanto gli sarà utile nei momenti difficili.

Cosa penseranno di me quando sapranno che ho una diagnosi di disturbo borderline?

A questa domanda non c’è risposta. Vorrei averla, giuro ma non c’è. Ancora prima di questo però, potresti chiederti “perché ho bisogno di dirlo a qualcuno”?

So cosa sembra, se me lo chiedi è perché dovrei tenermelo per me. Assolutamente non è questa la mia intenzione, anzi. Ti ci faccio pensare però perché le conclusioni alle quali arriverai sono i motivi da ricordarti per quando avrai paura di coinvolgere gli altri, di chiedere aiuto, di essere te stess*.

Comunicare agli altri la diagnosi borderline può essere estremamente difficile ma sicuramente meno che vivere il disturbo in prima persona. Se ti ricorderai che una rete sociale preparata e disponibile è l’aiuto migliore che tu possa avere, riuscirai ad aprirti più facilmente e non avrai paura di chiedere aiuto.

Bibliografia
Ng, F. Y., Bourke, M. E., & Grenyer, B. F. (2016). Recovery from Borderline Personality Disorder: A Systematic Review of the Perspectives of Consumers, Clinicians, Family and CarersPloS one11(8), e0160515. doi:10.1371/journal.pone.0160515

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