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Il disturbo sta peggiorando durante la pandemia!

Ok, non giriamoci intorno: siamo in una situazione di grave emergenza sanitaria, non possiamo uscire di casa e chi ha bisogno di psicocure può riceverle quasi esclusivamente tramite cellulare. Nessuno poteva essere preparato a far fronte a una crisi di questa portata. Se senti che il disturbo borderline sta peggiorando durante la pandemia, ecco un post ad hoc per cercare di rispondere a questa e altre domande. 

“Cazzo c’avevamo da festeggiare a capodanno solo dio lo sa”

@juli

A nemmeno un mese dall’inizio del 2020 eravamo già proiettati in questa situazione paradossale a parlare di cinesi, influenze, zone rosse, pazienti 0, 1, 2, 3 stella, in un crescendo di tensione che nessuno può risolvere, ma solo sedare, finché non si risolverà da sola.

Malessere psicologico durante la pandemia

Il Servizio Sanitario Nazionale è congelato, o meglio, concentrato solo su un’urgenza che – strano a dirsi – non è causata da noi. Mi spiego meglio. Molti di coloro che leggono il blog di Emergenza Borderline sono abituati a stare nell’occhio del ciclone proprio a causa della costante urgenza imposta dalle crisi. In questo caso non è così e (tanto per cambiare) può essere molto destabilizzante.

Il Pronto Soccorso, solitamente così accogliente, è diventato tutt’a un tratto off-limits. Gli incontri con gli psicocosi si sono diradati in un cambio di setting progressivo da “vieni da me in studio” a “vieni da quest’altra parte” a “vediamoci un po’ meno” a “ok facciamo Skype o Whatsapp?”. Non è facile per nessuno e dato che sì, la sensazione può essere quella che il disturbo borderline peggiori durante la pandemia, ho pensato a raggruppare 5 vostre domande/preoccupazioni e le mie relative risposte. Sono una terapia? No. Sono risolutive? Probabilmente no. Sono una condivisione.

“Non riesco usare le strategie che mi hanno insegnato”

Iniziamo col dire che il fatto che tu (un tu che si riferisce non solo a chi mi ha scritto ma anche a tutti coloro che leggono) abbia IMPARATO delle strategie è già meraviglioso. Riconoscitelo.

Le strategie che ti sono state insegnate servono a gestire la quotidianità in modo da non sovraccaricarti emotivamente. In soldoni, immagina di essere un bicchiere: la strategia serve a non far strabordare l’acqua.

La quarantena durante un’epidemia non è la quotidianità di nessuno, perciò non riuscire ad utilizzare le strategie è assolutamente normale. In queste settimane non si disregola solo chi soffre di un disturbo conclamato ma anche tutti gli altri. Proprio come in ogni tragedia, siamo tutti uguali e ci dividiamo tendenzialmente in 3 macro gruppi che in inglese si chiamano:

  • EUSTRESS – coloro che non sono ovviamente felici della situazione ma riescono a tenere botta e mandare avanti le loro vite, seppur con sintomi che prima non avrebbero avuto.
  • DISTRESS – quelli che stanno manifestando sintomi più invalidanti ma che rientrano ancora in un quadro non patologico e non necessitano di cure urgenti.
  • DYSFUNCTIONAL – quelli che vanno presi subito in carico perché non solo hanno sintomi psicologici importanti ma non funzionano nella vita di tutti i giorni.

Perché te lo dico? Perché credo sia importante sentirsi ‘normali’ e se l’emotività è più altalenante in un momento come questo è decisamente normale.

Ecco una strategia presa in prestito dalla DBT da usare durante le crisi.

“Sono tornat* indietro e ho ricominciato a stare male”

Siete in tanti a pensare che il disturbo borderline stia peggiorando durante la pandemia e in effetti può sembrare così. Ma non è detto che sia la verità. Distinguiamo queste due cose: essere tornati indietro nel percorso è un conto, aver cominciato a stare male a causa di una situazione completamente nuova e inaspettata è un altro.

Avere una crisi, anche quando non si verificava da tempo, non significa essere tornati indietro ma piuttosto vuol dire che c’è qualcosa di molto stressante sul piano emotivo che ci sta mettendo alla prova. Guardandola da questa prospettiva cambiano molte cose.

Una regressione è più probabile se già era iniziata prima della quarantena oppure se la terapia è iniziata da poco. Possono esserci dei peggioramenti ma vanno messi nella prospettiva di una condizione altamente destabilizzante!

“Non ce la faccio da sol*, a chi posso rivolgermi?”

Chi aveva già un sostegno terapeutico non dovrebbe interrompere le sedute. Fortunatamente abbiamo un sacco di supporti tecnologici che permettono di vedersi anche a distanza. Spostare il setting terapeutico – cioè il luogo e il contesto nel quale si fa solitamente terapia – può essere un’ulteriore destabilizzazione, me ne rendo conto, ma interrompere è decisamente peggio.

Stessa cosa vale per la terapia farmacologica. NON INTERROMPETE! Anzi, se vi rendete conto di avere bisogno che venga ritarata, non esistate a contattare il vostro psichiatra di riferimento.

Chi invece non aveva ancora iniziato un percorso può intanto cercare tra le molte alternative che sono state attivate per far fronte all’emergenza. In quasi tutte le Regioni sono stati attivati uno o più sportelli, basta cercare su Google.

“I sintomi del mio disturbo alimentare sono peggiorati”

Mi rendo conto che per chi soffre anche di un DCA (Disturbo del Comportamento Alimentare) è ancora più dura. È una dipendenza dalla quale non si può scappare perché non si può smettere davvero di mangiare.

In questo periodo inoltre ci sono almeno due ulteriori fattori di stress:

  1. cucinare e mangiare sono due delle poche attività creative e di intrattenimento a disposizione,
  2. c’è sempre qualcuno durante l’ora dei pasti.

Su Instagram ci sono tanti contenuti pensati proprio per dare sostegno a chi sta soffrendo per questa condizione. Ecco cosa dicono i dottori Viviana Valtucci e Mario Russo, dell’associazione ADEPO, nel loro profilo @oltreladieta: “lo so che questi giorni sono più difficili, lo so che vorresti uscire, perché era l’unico modo per non abbuffarti, vomitare o restringere, lo so che le ossessioni hanno alzato il loro volume […] ma un modo per con-vivere con tutto ciò esiste. Datti tempo. Lo rintraccerai e lo farai tuo”.

“Non riesco a studiare”

Dietro a questa frase si nasconde tanto altro. Una ragazza che segue Emergenza Borderline su Instagram ha scritto “gli esami non si fanno da soli”, un’altra mi ha detto “con tutto il tempo che sto passando in casa nessuno capirà se non passerò gli esami”, e ancora “pianifico, pianifico ma quando si tratta di iniziare mi distraggo e non so come fare”.

La capacità di concentrazione non è disconnessa dal contesto nel quale viviamo. Pretendere di scindere le due cose non renderà più facile nessuna delle due… Non fraintendetemi, non sto dicendo che lo studio non è importante, infatti è una delle attività che mi aiuta maggiormente a passare il tempo, ma sono certa che non lo sarebbe altrettanto se lo vivessi come una costante messa alla prova.

Insomma, se in questo momento fate fatica a mettervi sui libri non flagellatevi, non sentitevi in colpa, non pensate di essere sbagliati. Se c’è un momento nel quale, finalmente, essere clementi con noi stessi è proprio questo.

Conclusioni

Durante la quarantena gestire la propria emotività può essere difficile e ci stiamo facendo tutti i conti. Chi ha già una diagnosi fa ancora più fatica, specie se è agli inizi del percorso o era già in una fase delicata. Prendere la propria terapia farmacologica con regolarità, mantenere gli appuntamenti online col terapeuta di riferimento e essere gentili con noi stessi è la migliore delle strategie.


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