Sto scrivendo questo pezzo nel mezzo di una crisi di disturbo borderline di personalità (DBP).
Sono seduta davanti al mio laptop con le lacrime che scendono lungo le guance, dolorosamente consapevole che il posto nel quale dovrebbe essere il mio cuore sembra essere una cavità vuota. La gola è stretta, mi gira la testa. Tutto ciò a cui riesco a pensare è quello che dovrei fare: scrivere il mio libro.
Uno dei miei progetti attuali è un libro di saggistica sul nostro trasferimento, mio con mio marito, Adam – lui è inglese e io sono americana. Ci siamo dovuti occupare di un sacco di burocrazia solo per stare insieme sullo stesso pezzo di terra, solo per scoprire un mare di difficoltà dall’altra parte.
E il mio “mostro” ha scelto il momento perfetto per fare visita. Sta cercando di convincermi che questo libro non vale la pena scriverlo e che comunque non sono abbastanza brava per scriverlo. Mi sta chiedendo perché mi preoccupo. Si sta chiedendo perché non mi sono uccisa quattro anni fa, come mi aveva detto di fare. Mi dice che avrei potuto evitarlo questo casino che sarebbe stato più saggio.
E sta vincendo. La prova è nelle mie lacrime. È proprio qui, in questo stesso articolo, che sto scrivendo invece di lavorare sul mio libro o sui miei articoli da freelance che devono essere consegnati tra due giorni.
So che ho bisogno di fare qualcosa di produttivo, quindi sto parlando a te, perché forse sai come mi sento. Forse sai quanto sia frustrante e stressante quando il mostro decide di posarsi sulla tua spalla quando hai molto altro da fare.
Forse sai come ci si sente quando cerca di convincerti che non è nemmeno reale, eppure è proprio lì, in faccia. Ti dice che è solo un miraggio, qualcosa che hai inventato per scusare la tua pigrizia e mancanza di talento.
Ma non è un miraggio, e lo so, in fondo.
È lì e fa sì che i “freni” emotivi del mio cervello non funzionino correttamente, lanciando il treno dei miei pensieri a deragliare dal binario. È davvero lì e non mi lascerà sola oggi.
Per le persone che non hanno questo disturbo, il fatto che io stia personificando la mia malattia mentale probabilmente suona – per mancanza di una parola migliore – “pazzo”. Ma è l’unica metafora che riesco a trovare che descriva accuratamente come questo mi fa sentire. Il disturbo non è davvero un mostro, ma è così potente e talvolta così alieno da sembrare un’entità separata.
Ora che ho scritto una buona parte di questo articolo, le lacrime si sono asciugate. In un attimo, il mio umore è passato dal sentirmi come essere tra venti più forti di un uragano catastrofico all’essere al sicuro nell’occhio del ciclone. Posso sentire di nuovo il mio battito cardiaco. Posso deglutire e respirare tranquillamente.
Dieci minuti fa, mi chiedevo se c’era un modo per alzarmi dal letto oggi. Ora, tutto ciò a cui riesco a pensare è il panino che Adam mi sta gentilmente facendo perché il mio umore è stato eclissato dalla fame. Dieci minuti fa, fissavo il cursore lampeggiante del mio manoscritto, chiedendomi dove avrei trovato la motivazione per scrivere anche una sola parola. Ora, il mio cervello borderline è silenzioso, purgato, vuoto. Le idee e le motivazioni stanno lentamente tornando.
Forse ho spento la voce del mio mostro scrivendo questo articolo o forse se ne è andato per conto suo, come fa a volte dopo che ha provocato sufficiente scompiglio.
Ecco quanto è veloce. Vado da 100 a zero in 10 minuti. E chi lo sa? Forse tra 10 minuti leggerò di nuovo questo articolo e il mio mostro tornerà subito. Probabilmente mi dirà che non merita di essere pubblicato che a nessuno interesserà come mi sento che non ha molta importanza.
Per ora, però, mi godrò questa breve ondata di pace e tranquillità e lavorerò anche se è solo per 10 minuti.
Commenti
2 risposte a “Ti presento il mio mostro: disturbo borderline di personalità”
Anche io…chiamo tutto questo…I miei mostri…la totale perdita di una visione oggettiva della realtà…della mia realtà.
“a volte i mostri ritornano…ma sicuramente vanno sempre via”…scrivere è terapeutico, è un modo per volerci bene non lasciarci da soli…quando scriviamo a noi stessi abbiamo trovato la compagnia migliore!